Tutti in fila per la macchina mangia-plastica (che però è rotta)

La macchina mangia-bottiglie alla stazione Piramide
A Roma sono diventate un’attrazione le tre macchine per la raccolta delle bottiglie di plastica installate da meno di un mese in altrettante stazioni della metropolitana...

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A Roma sono diventate un’attrazione le tre macchine per la raccolta delle bottiglie di plastica installate da meno di un mese in altrettante stazioni della metropolitana (Piramide, San Giovanni e Cipro). Intorno al macchinario si formano file piuttosto lunghe, ci sono persone che si presentano con le sporte cariche, qualcuno per evitare la coda decide di regalare le sue bottiglie a chi ha il tempo e la pazienza di attendere il proprio turno. I genitori portano i figli ad ammirare il nuovo ritrovato tecnologico, abbiamo visto con i nostri occhi famiglie che comprano una bottiglia d’acqua al bar e se la bevono d’un fiato per poi giocare a infilare il recipiente in Pet nell'apposito foro.


Difficile credere che tutta questa gente sia spinta dalla voglia di incassare il poco entusiasmante premio (in neoburocratese chiamato “ecobonus”) di 5 centesimi a bottiglia, una ricompensa spendibile peraltro solo per l’acquisto di biglietti Atac. La riuscita dell’iniziativa dimostra semmai la grande voglia che hanno i romani - o almeno molti di loro - di riciclare i rifiuti e in generale di darsi da fare per migliorare la città. Ma questo successo coglie tutti impreparati, comprese le stesse macchinette che non ce la fanno a reggere il carico di plastica immesso a getto continuo e molto spesso si bloccano. Così chi arriva con le buste piene di bottiglie, trovando l’apparecchio fuori servizio, è costretto a trascinarsi lo scomodo bagaglio sul treno, oppure a mettersi in cerca di un cassonetto fuori dalla stazione.

Per rimediare, adesso nelle stazioni viene mandato un tecnico che nelle ore di punta provvede a svuotare la macchina appena si riempie. Sperando che presto arrivino altre macchinette mangiaplastica e tutto si risolva.

pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero