Centinaia di indagati, prestanome pagati mille euro al mese, fatture false per quasi 80 milioni, oltre 50 milioni riciclati. È il bilancio dell'operazione 'Easy...
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Secondo gli investigatori, coordinati dalla procura di Roma, l'organizzazione era operativa da diversi anni nella capitale ed era formata da decine di persone che provvedevano a cercare nuovi clienti, costruire società 'cartierè, predisporre false fatture e riciclare il denaro proveniente dai pagamenti delle fatture illecite.
In alcuni casi il sistema messo in piedi dall'organizzazione è stato utilizzato per sottrarre risorse a società prossime al fallimento. I finanzieri del Valutario hanno ricostruito tutte le attività operative degli indagati, acquisito centinaia di conversazioni tra i membri dell'organizzazione e filmato anche gli incontri per la riconsegna del contate ai clienti che avevano messo a disposizione le risorse per le false fatture.
In sostanza, le società 'cartierè, che hanno emesso fatture false per 78 milioni, erano intestate a teste di legno che venivano pagate 1.000 euro al mese. I clienti, invece, pagavano le fatture con bonifico bancario e successivamente il denaro veniva distribuito ai cosiddetti 'camminatorì che tutti i giorni avevano il compito di prelevarlo. Queste somme venivano poi imbustate e restituite alle centinaia di clienti dell'organizzazione, tra cui singoli soggetti e aziende che sono finiti tutti iscritti nel registro degli indagati.
Tra i camminatori, hanno scoperto i finanzieri, c'era anche un intero nucleo familiare al quale l'organizzazione riconosceva l'1% sui prelievi. Le indagini hanno accertato che l'organizzazione ha riciclato in questo modo oltre 55 milioni mentre il resto del denaro ottenuto con le false fatture serviva a far funzionare l'organizzazione, a pagare gli stipendi ai collaboratori e a finanziare altre società, in questo caso però operative e riconducibili agli indagati. Per uno dei 4 imprenditori accusati di essere al vertice dell'organizzazione, il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere. Per altri due sono invece scattati gli arresti domiciliari mentre per il quarto è stato disposto l'obbligo di presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero