Erano specializzati in rapine in villa. Smantellata dalla polizia una gang di albanesi. Si è conclusa con l'arresto di 6 persone e la denuncia in stato di...
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Roma, spaccio e rapine da San Basilio a Ostia: il piano del Viminale in 28 zone
I ladri entravano in azione per lo più durante le ore serali e notturne, da Roma nelle città del Centro-Nord Italia: i colpi avvenivano anche quando gli inquilini erano in casa e in diverse occasioni, oltre a soldi e preziosi, riuscivano a rubare le chiavi delle auto delle vittime per poi utilizzarle per i loro spostamenti e commettere i successivi furti.
Decine i colpi messi a segno dalla banda nelle province di Frosinone, Ravenna, Perugia, Bologna, Modena e Reggio Emilia, mentre sono stati accertati collegamenti con diverse batterie operanti in altre città d'Italia tra cui Milano, Venezia, Vicenza e Ascoli. L'indagine, condotta dagli agenti commissariato Aurelio agli ordini di Alessandro Gullo, è iniziata circa un anno fa quando i poliziotti sorpresero alcuni degli uomini arrestati, riusciti in quell'occasione a fuggire, durante «un cambio macchina» dopo aver commesso un furto a Trevignano e Bracciano.
Le successive indagini, portate avanti con intercettazioni ed appostamenti su tutto il territorio nazionale, hanno messo fin da subito in luce l'esistenza di un gruppo strutturato di veri e propri professionisti, che si vantavano di guadagnare in un solo inverno in Italia più di un milione di euro. Per guadagnarsi l'impunità ed eludere eventuali pedinamenti o appostamenti, i banditi adottavano sempre una serie di accorgimenti che li hanno portati perfino a sospendere le attività criminose e a far ritorno al paese d'origine per far calmare le acque.
In due occasioni, intercettati dalle forze dell'ordine, non hanno esitato a forzare violentemente i posti di blocco a Perugia e Frosinone, con rocamboleschi inseguimenti finiti con la distruzione delle auto. Gli indagati, che privilegiavano l'uso di Audi in allestimenti sportivi, si spostavano prevalentemente con una berlina pulita ed erano soliti nascondere le auto rubate, tutte di grossa cilindrata, nei luoghi più disparati della Capitale come ad esempio il parcheggio di un ospedale o in box privati. Grazie alla complicità di una fitta rete di fiancheggiatori, la refurtiva, gli attrezzi atti allo scasso, i lampeggianti, gli scanner, i telefoni cellulari completi di schede nonché l'attrezzatura per commettere i furti, frullini, mazzette piedi di porco, venivano nascosti in un terreno.
Durante la preparazione dei colpi il sodalizio usava cellulari con un traffico estremamente limitato, il più delle volte intestati a cinesi residenti nella provincia di Napoli, e le auto erano sempre registrate a un prestanome. Durante l'indagine sono state sequestrate una decina di Audi rubate e una grossa refurtiva fatta di orologi Rolex, Cartier, Gucci e altre marche, numerosi gioielli d'oro, diamanti, nonché borse e oggetti di pregio utilizzati dalle compagne degli arrestati.
La misura cautelare, emessa dalla magistratura spoletina, nella quale viene contestato il reato associativo, sono a carico di T.N.
Il Messaggero