«Mamma, questo è un disegno per te». Da un lato un arcobaleno, dall'altro «i cattivi». Ha solo 8 anni e ha già capito tutto: Luca vorrebbe rivedere il sorriso della...
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«ERA COSCIENTE?»
Disa, come lo chiamavano i ragazzi del quartiere, «che riusciva a tenere il gruppo unito». Cercava lavoro Alessandro e voleva riprendere a studiare. «Amava l'informatica, era un genio del computer, era un bravo ragazzo, prudente, quella notte voleva solo tornare a casa da me». Gli occhi si abbassano, Betta ripensa a sabato: «Alle 5,30 il citofono, pensavo fosse lui, invece erano due carabinieri: mi hanno detto ”è meglio sedersi, suo figlio è morto”. Ho gridato, Chiara è caduta dal letto a castello, non ho più capito nulla». Gli amici intanto riempiono la casa di Disa («Betta, non ti libererai di noi»), vogliono pagare il funerale e hanno chiesto alla Roma di mostrare allo stadio lo striscione “stop alle vittime della strada”. «Ho chiesto ai ragazzi che erano con lui se mio figlio era cosciente. Il suo cellulare era polverizzato, il bus l'ha preso in pieno facendo la curva a piazza Venezia, quanto ha sofferto mio figlio? Quanto? Perché l'autista non si è fermato? Perché? Chiunque abbia visto, si faccia avanti, racconti tutto». Accanto a Elisabetta c'è l'amica di una vita, che ha visto crescere Alessandro. Le tiene la mano, la sprona: «Ora su dal letto, donna guerriera, inizia a combattere». Betta sospira, c'è tempo per un ultimo racconto: «Ho perso mia madre quando ero bimba, ogni tanto accendo la radio e chiedo che mi parli con le canzoni. L'ho fatto anche oggi, con Alessandro, gli ho chiesto di darmi un messaggio». Betta si ferma, singhiozza: «Alla radio c'era “Io amerò” di Eros Ramazzotti: “guardando il cielo... avrò un posto tutto mio, io vivrò ogni attimo, ci sarò... fino all'ultimo».
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Il Messaggero