Roma, ragazza di 16 anni trovata morta al Forlanini: si indaga per istigazione al suicidio

L'immagine di Sara Bosco diffusa da "Chi l'ha visto"
Voleva farla finita. A soli 16 anni sentiva il peso di una vita di stenti, di troppi eccessi. L'ha confidato a un'amica via sms, pochi giorni prima di morire sul serio,...

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Voleva farla finita. A soli 16 anni sentiva il peso di una vita di stenti, di troppi eccessi. L'ha confidato a un'amica via sms, pochi giorni prima di morire sul serio, probabilmente uccisa da una dose letale di stupefacente. Per questo motivo il pm Antonino Di Maio indaga per istigazione al suicidio in merito al decesso di Sara Bosco, trovata senza vita dalla madre Katia.

Il corpo della ragazzina era accasciato su una lettiga arrugginita, in uno dei padiglioni abbandonati dell'ospedale Forlanini al Portuense. L'ala dismessa del nosocomio, da tempo, si è trasformata in un dormitorio per senza tetto e indigenti. È lì che vive la madre di Sara. Ed è lì che si focalizzerà l'indagine della Procura. Nei prossimi giorni il magistrato ascolterà infatti il direttore generale della struttura, per capire come sia stato possibile raggiungere una simile condizione di degrado. 

L'inchiesta, quindi, procede su due fronti: fare luce sulla situazione dell'ospedale e trovare chi abbia venduto alla sedicenne la dose letale. Oggi verrà effettuata l'autopsia. Da un mese, Sara era ricoverata in un centro per disintossicazione a Perugia, ma era scappata. Voleva tornare a Roma e stare con sua madre. Probabilmente, voleva anche tornare a drogarsi.

I medici che qualcuno aveva chiamato vedendo che la ragazzina stava molto male, hanno provato a rianimarla sul posto, ma non sono riusciti a salvarla. Sara Bosco è morta così, nell'indifferenza che una ragazza non dovrebbe mai conoscere, in un ennesimo dramma della povertà che tocca 'gli invisibili', quelli che fanno notizia solo quando muoiono. Della ragazza si era occupata la trasmissione 'Chi l'ha visto?', proprio dopo la segnalazione della madre, arrivata il 26 aprile scorso da Santa Severa.


Quei padiglioni terra di nessuno non sono nuovi a storie di degrado e violenza: nel 2014 c'era stato un tentato stupro ai danni di prostituta romena diciannovenne che, per sfuggire ad un branco di 6 connazionali, fra cui due donne, che l'aveva convinta a seguirli, si era lanciata da una finestra al secondo piano. Tre persone erano state arrestate. Lei, nella caduta aveva riportato diverse fratture e aveva rischiato di rimanere anche paralizzata.
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Il Messaggero