Roma, psicologa perseguitata dal paziente stalker: «Mi piace il tuo odore»

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«Ti voglio dire che ti voglio bene, ti adoro proprio. Mi piace il tuo nome, la tua altezza, il tuo peso, la tua pelle chiara. La leggerezza nel trucco, la tua forza e il tuo odore. Anche i piedi che vorrei baciare». Dai messaggi d’amore alla persecuzione. Incapace di accettare il rifiuto della propria psicologa un romano di trent’anni, è passato dalle emotion su WhatsApp, agli appostamenti e ai pedinamenti, fino a un blitz nello studio di lei, nel quartiere Vittoria, con un coltello in mano. «Vorrei che tu fossi mia». 

L’intento del giovane, in preda a una probabile crisi psichiatrica, era quello di costringere la psicologa, sua coetanea, e incinta al quinto mese di gravidanza, ad accettare una relazione extraconiugale. A mettere in salvo la dottoressa un paziente in sala di attesa che nel disarmare l’aggressore ha riportato accidentalmente una ferita suturata poi con dieci punti. Era il dicembre 2018. 

Un caso subito denunciato, e che ha portato la procura a sottoporre il paziente, a suo dire innamorato, al divieto di avvicinamento con qualsiasi mezzo alla psicologa ed ora anche alla richiesta di rinvio a giudizio per stalking. Anche dopo la grave intimidazione col coltello il giovane ha continuato, fino alla primavera inoltrata dello scorso anno, a molestare la professionista sempre più terrorizzata con sms, imboscate davanti allo studio, ma anche inseguimenti in auto. 

L’indagato, sofferente di schizofrenia, con disturbo della sfera affettiva, nei primi passi della persecuzione aveva provato a fare pressioni sulla psicologa con dei ricatti. «Hai detto che avresti voluto comprare dei dolci biologici, li ho trovati, andiamo a prenderli insieme in via Cola di Rienzo», scriveva nei primi messaggi WhatsApp, «In caso contrario farò lo sciopero della doccia. Non mi laverò più». A chiedere il processo l’aggiunto Stefano Pesci, che ha contestato anche il porto abusivo della lama Difeso dall’avvocato Piergiorgio Micalizzi, il trentenne in un primo momento si è giustificato sostenendo che il suo fosse solo un corteggiamento spasmodico ma non violento. Per la dottoressa, allora sempre più prossima al parto, invece, sono stati mesi da incubo. In una occasione aveva dovuto chiedere aiuto a dei passanti mentre lui la seguiva mentre tornava a casa. 
 

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Il Messaggero