Roma, «Promozioni facili in Atac», sindacalisti sotto inchiesta

Roma, «Promozioni facili in Atac», sindacalisti sotto inchiesta
Se fosse una disciplina olimpica, certi sindacalisti di Atac sarebbero da medaglia d'oro: promozioni con doppio salto, senza lavorare un giorno. Da autista a quadro,...

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Se fosse una disciplina olimpica, certi sindacalisti di Atac sarebbero da medaglia d'oro: promozioni con doppio salto, senza lavorare un giorno. Da autista a quadro, l'anticamera della dirigenza. Anziché essere premiata dai giudici sportivi, però, questa particolare abilità, maturata attraverso anni di militanza nelle corporazioni interne della partecipata romana dei trasporti, è finita sotto la lente della magistratura ordinaria. Tre segretari locali di Uil e Ugl dovranno vedersela con una denuncia presentata in Procura dai vertici dell'Atac. Altri due esponenti della Cisl si trovano tutt'ora nel mirino di un'indagine interna.

CONTRATTI AI PARENTI
Sono stati proprio gli ispettori della municipalizzata del Campidoglio - 12mila dipendenti in organico, oltre 350 imparentati con i sindacalisti - ad avviare una serie di verifiche sui distacchi sindacali. Ed è venuto fuori che diversi attivisti, nel corso del tempo, hanno beneficiato di avanzamenti di carriera «ingiustificati». Dalle carte dell'inchiesta interna spuntano nomi di peso, nel sottobosco sindacale romano. Due sono della Uil: Simona Rossitto, segretario generale per il Lazio della Uil Trasporti e Massimo Proietti, segretario regionale del Tpl, sempre per conto della Uil, nonché componente collegio sindacale del Dopolavoro, la società controllata da Cgil, Cisl e Uil che per 40 anni ha gestito le mense aziendali senza un contratto né un controllo sul numero dei pasti distribuiti ai dipendenti, tanto l'Atac pagava al buio 4 milioni di euro all'anno. Altra vicenda finita in un esposto che il diggì Marco Rettighieri ha consegnato in Procura.
Un caso, quello di Proietti, che aiuta a capire bene in che modo sia stata gestita l'Atac per anni: basta fare una ricerca negli archivi dell'Ufficio del Personale, e spuntano altri quattro dipendenti con lo stesso cognome: Mariano, Denise, Luigi (assunto operaio e diventato quadro) e Luigia, assunta a chiamata diretta indovinate dove? Nel Dopolavoro. Omonimia? No, parentela.
ASSENZE INGIUSTIFICATE
Il terzo sindacalista che compare nelle carte dell'indagine interna è Fabio Milloch, influente capo dell'Ugl autoferrotranvieri, divenuto noto alle cronache, quest'estate, per avere convocato uno sciopero (uno dei tanti...) proprio mentre giocava la Nazionale durante gli Europei di calcio. Lui in realtà non si trova più nell'organico dell'azienda, dato che è stato licenziato nel luglio scorso «per prolungata assenza arbitraria» attraverso permessi che, secondo l'azienda, sarebbero stati «irregolari».

Ora però dovrà vedersela anche con l'esposto presentato in Procura. Perché tutti questi signori, «in costanza di distacco sindacale non interrotto e quindi senza neppure essere rientrati in servizio», si legge nei documenti dell'inchiesta interna, «hanno ottenuto un doppio avanzamento, passando dalla qualifica di autista all'attribuzione di quella di Responsabile Unità Complessa o di Coordinatore di Esercizio. E non ci sono né meccanismi né misure che prevedano alcuna verticalizzazione progressiva», concludono gli ispettori. Insomma, si tratterebbe di «automatismi personalizzati» per ottenere progressioni della carriera. Il tutto, senza mai aver lavorato a bordo di un bus.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
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Il Messaggero