Mi piace il silenzio, i posti malinconici, le piazze vuote. Il dado è tratto: vado al concertone di capodanno a Roma ...
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Sergio Toscano
È vero, se ne è andato in un lampo, eppure il 2016 ha lasciato una scia di cambiamenti tale che a guardarsi indietro sembra un’altra Roma. Era cominciato con lo sguardo immutabile e burocrate del commissario Tronca, è finito con il balletto scomposto a Palermo della sindaca Raggi e le sue lacrime, quasi ad assecondare le ironie di chi in rete paragona il suo tono di voce a quello delle telenovele. A metà anno tutti i candidati a sindaco, chi più chi meno, ci avevano promesso un radioso e immediato futuro per Roma, poi il 2016 è finito con la concretezza e franchezza veneta dell’assessore Colomban che ha spiegato che per salvare la Capitale serviranno anni, altro che immediato futuro. Roma a inizio 2016 sognava ancora di ospitare le Olimpiadi nel 2024, a fine anno ha scoperto di non riuscire neppure a organizzare un concertone in piazza. In campagna elettorale la maggioranza che poi avrebbe vinto ci aveva spiegato che per risolvere i guai dei rifiuti aveva in serbo un colpo a sorpresa; ecco, la sorpresa la stiamo ancora aspettando, ma l’assessore ai rifiuti dopo pochi mesi si è dimessa e per ora i danni vengono limitati solo grazie a ciò che è stato ereditato dal tanto criticato passato: i rifiuti vengono mandati fuori regione e anche all’estero. Dai “quattro amici al bar” (Raggi, Frongia, Romeo e Marra), si è finito l’anno con i quattro amici al Tar che hanno annullato un provvedimento magari sbagliato nella formula ma comunque saggio, la limitazione dei botti. A proposito: anche senza divieti, prudenza con i botti, se non vorrete festeggiare l’arrivo del 2017 in fila al pronto soccorso.
mauro.evangelisti@ilmessaggero.it
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