Al Policlinico gli incredibili oggetti che si estraggono da orecchie e naso

Al Policlinico gli incredibili oggetti che si estraggono da orecchie e naso
Al Policlinico, al pronto soccorso della clinica otorino, esisteva una bacheca portaoggetti molto particolare. C’erano esposti gli oggetti estratti dal naso, dalle orecchie,...

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Al Policlinico, al pronto soccorso della clinica otorino, esisteva una bacheca portaoggetti molto particolare. C’erano esposti gli oggetti estratti dal naso, dalle orecchie, dalla gola dei pazienti. Se lo ricorda bene il professor Gian Antonio Bertoli, che oggi è un docente della Sapienza ma negli anni Ottanta era un giovane specializzando otorino che faceva le prime esperienze all’Umberto I. «Era un piccolo museo» racconta Bertoli. «C’erano cose che mai ti saresti aspettato». La bacheca ora non c’è più, è stata eliminata nel corso di qualche ristrutturazione. «Ma è un peccato» dice il professore. «In un altro Paese europeo non sarebbe successo: lì gli ospedali valorizzano la loro storia, da noi non c’è questa tradizione. Gli oggetti esposti testimoniavano i cambiamenti sociali del Paese. Per esempio, c’erano molte ossa di coniglio, cibo che oggi si mangia di rado; adesso si estraggono le lische di pesce. C’erano protesi dentarie anche molto grandi, chissà come facevano a inghiottirle, forse la fame». A quanto pare gli umani riescono a inserire di tutto nella bocca, nelle cavità nasali e in quelle auricolari: «Tappi di penne, palline di gomma, stanghette di occhiali che si spezzano nell’orecchio. Una volta nell’orecchio di un uomo era entrata una falena ancora viva, si muoveva, per il paziente il rumore era insopportabile. Un’altra volta un seme di fagiolo rimasto nell’ambiente umido di un naso era germogliato: stava crescendo una piantina». 

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Il Messaggero