Roma, «Così truccavano le partite a poker»: il capo è un ex banda della Magliana

Roma, «Così truccavano le partite a poker»: il capo è un ex banda della Magliana
Stavolta è accusato di aver truccato partite di poker con poste dai molti zeri Vincenzo De Angelis, ex componente della Banda della Magliana,noto come "er caprotto". In manette...

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Stavolta è accusato di aver truccato partite di poker con poste dai molti zeri Vincenzo De Angelis, ex componente della Banda della Magliana,noto come "er caprotto". In manette insieme a lui sono finiti anche due complici: Vincenzo Stamegna, quarantaduenne di Fondi, detto "Moscardino" e Brunella Conforti di 55 anni. Un arresto "eccellente" quello del Gruppo Investigativo Antiriciclaggio del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. Le ordinanze sono state emesse dal Gip Giacomo Ebner, del tribunale di Roma, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. I tre avevano escogitato un ingegnoso sistema che consentiva loro di truffare le vittime, utilizzando carte da gioco segnate da piccole incisioni, realizzate con un ago e con un inchiostro speciale. Oltre ai tre, finiti ai domiciliari, ci sono anche cinque indagati, tra loro i mazzieri che distribuivano le carte e i gregari della banda, che si prestavano a vincere o a perdere, seguendo gli ordini dei "capi", per rendere più credibile il gioco.




LA STRATEGIA

La banda utilizzava uno schema che si svolgeva in tre fasi: quella organizzativa, che consisteva nell'individuazione delle vittime. Quella esecutiva, cioè l'organizzazione delle partite e, infine, la spartizione degli incassi, che venivano divisi tra i tre con il 33% a testa delle vincite di ogni partita, dopo aver detratto i compensi per gli altri complici. In soli quattro mesi erano riusciti a guadagnare oltre 330 mila euro.



Nella loro rete era finito anche un giocatore di poker professionista molto noto. A lui erano riusciti a sottrarre oltre 12mila euro, ma tra le vittime c'è anche chi ha perso in poche partite anche oltre 100 mila euro. E quando non riuscivano a saldare il loro debito erano costretti a cedere (o vendere) i propri beni. «Quel Moscardino se deve fa controllà, c'ha un culo allucinante».



LE INTERCETTAZIONI

Dice una delle vittime, riferendosi alle vittorie inscenate da Stamegna. E de Angelis incalza, fingendo: «Io ho perso quasi settemila euro. Il gioco è un macello. E' un periodo che me sta a dì male pure a me. Tu già gli dovevi dare 4 mila euro, ma dagli la macchina, così te levi l'impiccio». Le partite si disputavano dai Parioli a Manziana, da Ardea a Tarquinia e spesso a casa delle stesse vittime. Una strategia questa per convincerli che non ci fossero trucchi.



Quando qualcuno esprimeva dei dubbi sulle carte, De Angelis li tranquillizzava così: «Io un paio di volte me le sono portate via e le ho fatte analizzà. Era tutto regolare. Le telecamere non ce ponno sta perché aòh stavamo a casa tua eh». Vincenzo De Angelis, "er caprotto", noto usuraio del litorale romano, era già finito nell'inchiesta "Anco Marzio" sul sodalizio criminale di Ostia, basato sul racket dei videopoker e sul traffico si stupefacenti e delle estorsioni.



La stessa indagine che aveva coinvolto anche Emidio Salomone, freddato ad Acilia da due killer nel 2009. Stessa fine di Paolo Frau, suo "fratello di sangue" nella Banda della Magliana, giustiziato a Ostia nel 2002. Proprio a "Paoletto" era fedelissimo lo stesso Vincenzo De Angelis. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero