Roma, la pista ciclabile sull'Olimpica, ancora chiusa da tre settimane

Roma, la pista ciclabile sull'Olimpica, ancora chiusa da tre settimane
 E’ chiusa da circa tre settimane la pista ciclabile nel tratto che dalla Moschea porta a via Salaria, via del Foro Italico nel II municipio di Roma. Il primo a...

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 E’ chiusa da circa tre settimane la pista ciclabile nel tratto che dalla Moschea porta a via Salaria, via del Foro Italico nel II municipio di Roma. Il primo a rendersene conto su twitter è stato il giornalista Riccardo Iacona, che ha pubblicato un cinguettio  con tanto di foto “La pista lungo l’Olimpica a Roma è ancora chiusa”. Subito pronta la risposta dell’associazione BiciRoma, che informa che la causa è uno smottamento all’altezza del circolo Parioli.

Nella capitale le piste ciclabili su strada e in aree verde sono in totale 260 chilometri, secondo i dati elaborati da Legambiente. Pali in mezzo alla pista,  slalom tra auto parcheggiate e ostacoli di ogni tipo oltre crepe, buche e transenne divelte: ecco come si presentano alcune di quelle progettate male ed in cui il ciclista è costretto ad attraversamenti improvvisi.
Tutti si possono accorgere dello stato di quella che costeggia l’ Olimpica. All’altezza di via Salaria e di via del Foro Italico c’è un cartello che indica di non proseguire. Ma a metà del percorso i ciclisti e i corridori continuano ad oltrepassare, con la bici da un lato, esponendosi al rischio di un crollo, pur di pedalare al sicuro fino al termine della pista ciclabile, perchè dall’altra parte c’è la tangenziale.
Daniele, 33 anni, che con la sua mountain bike la percorre ogni giorno per andare al lavoro da Rebibbia a Ponte Milvio afferma: «E’ chiusa, ma che dobbiamo fare andare con la bici sulla tangenziale è pericoloso e non si può correre il rischio di pedalare tra le macchine, che scorrono ad alta velocità».
Qualsiasi ciclista si accorge che la pista necessita di manutenzione, piena di buche, pali in mezzo alla corsia, transenne divelte e poi, come la maggior parte delle piste che si trovano nella capitale, finiscono improvvisamente nel punto più pericoloso, in genere una piazza con multiple corsie di scorrimento. Costringendo il biker a scendere dalla due ruote.
Marco De Angelis, 41 anni, scende  dalla su bici da corsa:«C’è un buco oltre il cartello, la prendo ugualmente. Giro quasi tutta la città in bici e lo stato delle piste ciclabili è indecoroso, anche sul lungotevere verso testaccio, è in dissesto magari lo scrivete così prendono provvedimenti».
Si prosegue sempre sulla pista ciclabile chiusa e si trovano erbacce, e piante da potare che impediscono il passaggio sia in bici sia a piedi. Un podista fa notare: «questa e’ l’unica alternativa, correre sulla via Olimpica non è certo il caso, la parole chiave è manutenzione».
Ma è tutta la pista ciclabile ad essere impraticabile secondo Paolo Bellino, portavoce di Salavaiciclisti: «Quella pista ciclabile è talmente brutta che non è grave che l’abbiano chiusa: pali in mezzo, doppia corsia impraticabile, buche: noi vogliamo sia altre piste ciclabili sia stare in strada sul lato destro, costano meno e vengono rispettate. Un esempio? Le ciclabili popolari, comparse da qualche tempo a Roma».
Le ‘ciclopop’ sono quelle che i ciclisti romani hanno autoprodotto con vernice e stencil sul manto stradale per rispondere  alla carenze di piste ciclabili, si trovano sotto il Ponte di Ferro al Tuscolano e nel tratto che collega l’Esquilino  e San Lorenzo.

«Intanto ci autotuteliamo e aspettiamo che la nuova amministrazione faccia qualcosa, perché fino ad ora non è stato fatto niente per la ciclabilità, come ad esempio la ciclabile lungo l’argine del Tevere per metà dell’anno è impraticabile per la piena del fiume e per l’altra metà perché ci sono le bancarelle. A Roma  c’è sete e fame di ciclabilità» conclude il portavoce di Salvaiciclisti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero