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Roma segue il modello di Londra e Parigi di città “dei quindici minuti”. In pratica, tra qualche anno larga parte dei servizi della città sarà raggiungibile da qualunque quartiere in un quarto d’ora a piedi. Biblioteche, scuole, centri culturali, parchi, aree giochi per bambini: gli esperti delle università e del Campidoglio hanno avviato un tavolo che porterà, domani, all’Università Roma Tre, a presentare lo stato di attuazione del piano delle “zone 15”. All’appuntamento, tra gli altri, ci saranno il sindaco Roberto Gualtieri e il papà dell’idea di questo nuovo concetto di città, il docente della Sorbona di Parigi Carlos Moreno.
IL CONFRONTO
Il Campidoglio presenterà per l’occasione un libro sullo stato dell’arte, dove sono ospitati contributi della politica e del mondo accademico. Tra gli autorevoli interventi, uno coinvolge gli studiosi dell’Università Roma Tre Roberto d’Autilia, Paola Marrone e Ilaria Montella che hanno sviluppato un algoritmo grazie al quale hanno potuto fotografare quali realtà devono essere al centro del futuro lavoro per compensare il gap tra centro e periferia. Secondo il confronto fatto con altre capitali europee, emerge che Roma perde la sua caratteristica dei 15 minuti a 6 chilometri di distanza dal Centro, mentre città come Parigi e Londra ancora a 14 km hanno l’85% delle strade che rientrano nelle zone “del quarto d’ora”.
LA POPOLAZIONE
Come spiega Giuseppe Roma, presidente della Rete urbana delle rappresentanze, la Città metropolitana di Roma è una delle aree più popolose dell’Ue: ha 4,3 milioni di abitanti (Parigi ne conta 11,2; Madrid 6,8; Barcellona 5,7) e tra il 2012 e il 2023 i residenti sono risultati in aumento del 6,8%.
Il percorso è in atto e, come confessa lo stesso delegato del sindaco, particolarmente articolato. Per cui, proprio come Parigi o Londra, si potrà tendere al completamento della mappa, ma ci vorranno anni per arrivare a una definizione quasi totale delle “zone 15”. Sta di fatto, però, che l’accelerazione viene data in questi anni anche grazie ai fondi del Pnrr e per l’Anno Santo.
IL GAP
Giusto per fare un esempio sulla varietà in città, emerge che «fuori dal Gra solo il 15% è laureato, a fronte del 26% di chi vive dentro - prosegue Catarci - La minore istruzione ha come conseguenza un livello di disoccupazione più elevato e lavori di qualità più bassa. Nonostante in periferia la popolazione sia più giovane e le famiglie più numerose i servizi quali asili nido, scuole e sanità sono localizzati principalmente al centro e al semicentro». La differente presenza di servizi, dunque (sommata alla ricchezza delle famiglie), può incidere sulla qualità di vita. Basti pensare che «nel Municipio VI - aggiunge Catarci - si ha un indice di mortalità del 25% più alto del municipio II, indice che aumenta fino all’80% per malattie come il diabete sui cui effetti letali incidono disponibilità economiche e abitudini alimentari».
IL PIANO
Il programma del Campidoglio passa attraverso diverse azioni che coinvolgono più livelli e più opportunità. I soli municipi hanno presentato 303 progetti: di questi, 128 sono stati già realizzati (il 42%) e 175 sono in corso. La lista è molto lunga e riguarda le biblioteche (quella di via della Lega Lombarda, quella di piazza della Marranella), musei (quello dedicato ai Bambini e intitolato al maestro Manzi nella scuola “Fratelli Bandiera”, nuovi mercati (quello di Tor Sapienza, la riqualificazione di via Sannio), nuovi asili nido e scuole (il polo di via Monte Cremasco a Valle Muricana, per esempio), aree verdi (tra le zone oggetto dei provvedimenti, Quartaccio, Torresina e Ottavia). Poi, ci sono tutte le altre grandi opere, molte delle quali toccano la mobilità pubblica e le strutture che vanno a toccare la rete di assistenza sanitaria (di competenza della Regione) e che serviranno a cambiare il volto della Capitale. «Roma non è più la città del 1977 - dicono l’assessore Catarci e Salvatore Monni, direttore della direzione Decentramento del Campidoglio - La popolazione è rimasta numericamente quasi la stessa di allora, ma oggi non vive più negli stessi luoghi, in uno spostamento progressivo verso le parti più esterne e i Comuni confinanti. Dalle 155 zone urbanistiche che vennero definite si è arrivati a 293 quartieri e 22 rioni. Un aumento che, pur interessando l’intero territorio, caratterizza soprattutto la parte Est della città e quella Sudovest». Una volta il Gra era visto un po’ come le “Colonne d’Ercole” di Roma. Oggi la città è sempre più integrata con la sua area metropolitana.
giampiero.valenza@ilmessaggero.it
Il Messaggero