Le pecore brucano i rifiuti, i rom frugano nei cassonetti, tutti insieme su via della Monachina. Scene di ordinario degrado - anche il maiale avvistato vicino ai bidoni di Boccea...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma su via della Monachina, davanti all'omonimo campo rom sul cavalcavia dell'Aurelia, lo spettacolo non lascia del tutto indifferenti. I secchi della spazzatura si riconoscono a stento, montagne di rifiuti e sacchetti sono un tutt'uno con l'orizzonte e gli abitanti del campo vicino con i passeggini, anche con un furgone si fermano a frugare, uno tira fuori un vecchio violino, un altro un pezzo di ferro. Arriva anche un branco di pecore, un maremmano: si fermano a rovistare nell'immondizia, che ormai è sparsa ovunque, lungo la strada.
Il problema è duplice, un po' dipende dalla raccolta, un po' dal campo nomadi tollerato della Monachina. «La zona è diventata la nuova Malagrotta - spiega il consigliere regionale Fabrizio Santori - il posto dove i nomadi selezionano il rovistato e occupano un'intera area tra Massimina e Aurelia invadendo il ponte sull'Aurelia di collegamento tra XII e il XIII Municipio. La situazione, che costa ai cittadini centinaia di migliaia di euro, è intollerabile, la gente scatta foto, chiede un intervento ma tutto resta nel più totale stato di abbandono». Una montagna di immondizia costeggia l'area vicino al campo, che sta al termine della sopraelevata: l'insediamento crea problemi soprattutto agli abitanti di Casal Lumbroso, Massimina, Castel di Guido, Montespaccato, che si lamentano, denunciano, faticano a fare una differenziata.
«L'Ama forse si è pure stancata, perché i rom portano in continuazione rifiuti, selezionano, bruciano e ricominciano. Ogni tanto fa le pulizie straordinarie, sollecitata dall'Anas, poi torna tutto come prima». D'inverno gli sversamenti delle acque e delle fogne del campo vanno a ghiacciare il cavalcavia e l'Anas è costretta a chiudere la sopraelevata tagliando fuori interi quadranti. Istituito nel '98 con ordinanza di Rutelli, doveva essere chiuso e trasferito col piano nomadi di Alemanno. «E' l'unico a non esser mai stato toccato dalle istituzioni. Va assolutamente sgomberato: è posizionato su un cavalcavia, è un problema di sicurezza e decoro della città». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero