Palazzina esplosa a Roma, «Mamma e Aurora sono lì»: l'angoscia dopo l'illusione

Il silenzio e l'euforia. La voglia di salvarle e il sogno infranto. Si sono presi a calci tutto il giorno, sentimenti contrastanti che hanno accompagnato la corsa contro il...

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Il silenzio e l'euforia. La voglia di salvarle e il sogno infranto. Si sono presi a calci tutto il giorno, sentimenti contrastanti che hanno accompagnato la corsa contro il tempo per cercare di salvare, poi almeno trovare mamma e figlia. Aurora «una pepetta, troppo forte», appena 8 anni, due occhi vispi e azzurri. E Debora la maestra elementare quella del libro Cuore, amata da tutti i suoi bambini a Dragona. Una donna lineare, semplice, solare . «Amava la famiglia, viveva per loro. La incontravo in chiesa - racconta l'amica Renata - una persona semplice e buona. Non si può morire così».


La famiglia Ramacci ha sempre abitato lì, si conoscono tutti, i vicini piangono disperati. Massimo si arrampica, vorrebbe fare qualcosa anche lui, dà informazioni utili ai vigili: «Non è possibile, povera piccola Aurora, non ci posso credere che non c'è più. Quando ho sentito il boato sono corso in casa loro. Ho sentito una voce, era quella di Silvana, la cognata, ma più avanti non si poteva andare era crollato tutto, io non riuscivo a respirare, sono dovuto correre via, stavo soffocando».

MISSIONE MAESTRA
Una famiglia distrutta. Debora, 46 anni, era la maestra: quella sempre sorridente, amata dai suoi bambini allo stesso modo in cui lei li amava. Del suo lavoro aveva fatto una missione. E si vedeva. Mamma e maestra, un connubio riuscito. Lorenzo, il figlio 16enne, è vivo per caso. La mamma l'aveva mandato a comprare il pane. Quando è tornato ha trovato solo macerie, gente che urlava, scappava in preda al panico. Lui si è seduto su un muretto davanti casa. Guardava fisso nel vuoto. «Mi hanno detto che mamma e mia sorella sono morte», ripeteva il giovane che frequenta l'istituto Alberghiero. «Ma dai sii ottimista», l'hanno accudito i vicini di casa (ma in serata si è sentito male ed è stato portato in ospedale), sono rimasti con lui e avvisato il padre Massimiliano che lavora in un supermercato, che fino a ieri amava tante cose come scherzare e andare e in bici, come si vede dal suo profilo facebook, ma soprattutto amava le sue due donne, Debora e Aurora.

«NON È UNO SCHERZO»

«Massimo, c'è stato un crollo, torna a casa» gli hanno detto al telefono, l'hanno rintracciato mentre era al lavoro. Lui non ci ha creduto all'inizio, era sicuro che fosse uno scherzo, tant'è che ha passato il telefono a un collega e ha continuato a ridere. E il vicino di casa ha ripetuto in difficoltà: «Massimo ti prego, è vero e poi: che scherzo è, non si fanno questi scherzi». Era tutto vero. Massimo ha vagato piangendo nei pressi della sua ex abitazione tutto il giorno, il figlio dietro come uno zombie. Si è riparato dentro un negozio di parrucchiere, l'hanno più volte invitato ad allontanarsi. «Non è uno spettacolo bello da vedere» è sfuggito a un uomo in divisa e ha mandato tutti via. Eppure erano le 19,30. E qualcuno ancora sperava. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero