I sospetti degli investigatori sono stati confermati: ci sono altri pacchi bomba in circolazione, buste gialle, regolarmente affrancate, che contengono un ordigno esplosivo....
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Roma, pacchi bomba: un'altra busta sospetta recapitata nella Capitale in via Baldo degli Ubaldi. «Tutte inviate lo stesso giorno»
GLI ARTIFICIERI
Sul posto sono arrivati gli artificieri: si trattava, effettivamente, di un'altra busta incendiaria. I carabinieri del Ros e gli agenti della Digos, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal pm Francesco Dall'Olio, non hanno dubbi: la mano che ha confezionato i plichi incendiari è sempre la stessa: una busta commerciale comunissima, dimensioni A4, affrancata. E, di nuovo, sull'involucro era indicato un mittente che la vittima conosceva. All'interno c'era una scatoletta di legno che conteneva l'innesco e l'esplosivo, in un quantitativo sufficiente a ferire, ma non ad uccidere. Un avvertimento, insomma. Anche se per ora non ci sono collegamenti tra l'uomo che ha ricevuto il pacco e le tre donne rimaste ferite dalle prime buste.
Il congegno è identico a quello utilizzato per confezionare gli altri tre pacchi. E anche il copione è quello seguito tra domenica e lunedì, quando, invece, le buste sono esplose, ferendo altrettante persone. In un caso, la vittima non era quella designata dall'attentatore: la missiva era indirizzata a una ex dipendente amministrativa dell'Università di Tor Vergata, ora in pensione, ma ad aprire l'involucro è stata un'impiegata del centro di smistamento posta di Fiumicino. La donna è rimasta ferita, dieci giorni di prognosi. Il mittente indicato sul plico e scritto a computer era l'Ateneo. Le altre due vittime, pure loro pensionate, erano un'ex professoressa dell'università Cattolica e una dipendente dell'Inail. Avevano ricevuto le buste a casa, una a Fidene e l'altra in zona Balduina. Entrambe avevano aperto l'involucro senza particolare attenzione, perché il mittente - falso - sembrava essere una persona conosciuta: un nome scelto, forse, guardando tra le amicizie di Facebook. Secondo gli investigatori, le lettere incendiarie sarebbero state spedite tutte lo stesso giorno. La pista anarchica resta la più probabile, anche se non è escluso che si tratti del gesto di un folle.
LA PISTA
Per il momento non sono emersi contatti tra le vittime. Ma le azioni potrebbero avere avuto un carattere dimostrativo più ampio, forse da parte di una frangia anarchica antimilitarista. L'ateneo di Tor Vergata, infatti, nell'ottobre scorso ha siglato un accordo con l'Aeronautica Militare, mentre la Cattolica, nel dicembre 2017, aveva stretto un'intesa di cooperazione con una struttura della Nato. I reati ipotizzati per il momento, sono atto con finalità di terrorismo e lesioni. Ora, con il plico integro ci potrebbe essere una svolta: il Ris di Roma ha già iniziato gli accertamenti e cerca eventuali impronte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero