Roma, cyberspionaggio, Occhionero dal carcere: «Viviamo in condizioni disumane»

La perquisizione nel garage dei fratelli Occhionero
«Sono detenuta da 183 giorni, e la mia detenzione avviene in condizioni di assoluta illegalità». Ha...

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«Sono detenuta da 183 giorni, e la mia detenzione avviene in condizioni di assoluta illegalità».

Ha detto questa mattina Francesca Maria Occhionero, rilasciando spontanee dichiarazioni nel processo che la vede imputata, insieme con il fratello Giulio, di cyber spionaggio. «Ritengo sia infondato e ingiusto quanto sostenuto per
giustificare la mia custodia cautelare - ha aggiunto la donna - Io e mio fratello siamo gli unici imputati in carcere per
'tentatì reati informatici». Poi, un lungo elencare di situazioni, a sottolineare le condizioni di detenzione nel carcere di Rebibbia che ha definito "disumane": dall'ora d'aria in un «cortile con una fogna a cielo aperto, infestato da topi e serpi», al "reparto nido" «in quarantena per scabbia»; dalle difficoltà di sottoporsi a visite mediche («ci si può ammalare solo di martedì - ha detto - perché negli altri giorni il medico non c'è; e se uno non entra in lista deve aspettare la settimana successiva»), alle pentole della mensa sporche, ai «materassi pieni di acari e pulci»,
finanche alle risse «di soggetti incompatibili tra loro e con il carcere».

Alla richiesta della donna di scarcerazione o di concessione dei domiciliari (stessa richiesta è stata formulata dal fratello Giulio Occhionero), il Pm si è riservato di presentare un parere per iscritto, prima della decisione del giudice.
Nel corso dell'udienza, il giudice monocratico ​il giudice monocratico Antonella Bencivinni ha deciso di escludere dalla lista dei testimoni chiamati dalla difesa i ministri Marco Minniti e Roberta Pinotti. Il giudice ha estrapolato dalla lista dei testi difensiva anche altri esponenti politici (da Giacomo Stucchi e Giuseppe Esposito, rispettivamente presidente e vicepresidente Copasir, al senatore Carlo Giovanardi), ritenendo la loro presenza "superflua e inconferente". Sono state ammesse come parti civili, tra gli altri, la presidenza del Consiglio dei ministri e
Enav. Il 17 luglio prossimo, nuova udienza solo per l'affidamento di un incarico peritale.

Gli avvocati Stefano Parretta e Roberto Bottacchiari, difensori dei fratelli Occhionero, hanno chiesto la revoca o la
modifica della misura cautelare per i loro assistiti, considerato che i due sono incensurati, che il rischio di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato è ampiamente scemato, così come inesistente il pericolo di fuga.


I fratelli ​fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero sono stati  arrestati il 9 gennaio scorso con l'accusa di aver avviato un'attività di cyber spionaggio con l'accesso abusivo (in alcuni casi solo tentato) a caselle di posta elettronica appartenenti a professionisti del settore giuridico-economico, a politici o professionisti di enti
pubblici. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero