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Il Policlinico Umberto I è pronto a sdoppiarsi. Nei 300mila metri quadri dei padiglioni iniziati a costruire alla fine dell’Ottocento resterà soltanto un ospedale a bassa intensità con quasi 300 posti letti. Poi - e si spera non lontano dall’attuale sede - nascerà una cittadella della salute all’avanguardia: sette o otto piani in superficie e un paio sotterranei, oltre un migliaio di postazioni per altrettanti pazienti, le migliori eccellenze sanitarie e chirurgiche, il tutto a fronte di un investimento da circa 600 milioni di euro.
Sono queste le indicazioni che arriverebbero dal tavolo voluto dal presidente della Regione, Francesco Rocca, e al quale siedono anche il Comune di Roma e, soprattutto, l’università Sapienza. L’ultima riunione si è tenuta due settimane fa e proprio l’ateneo avrebbe indicato l’intenzione di mantenere il nosocomio nell’area tra Castro Pretorio, Viale Regina Margherita e il Verano. In quest’ottica sono al vaglio gli spazi in zona non soggetti a vincolo paesaggistico, compresi alcuni di proprietà della stessa università. A quanto pare, il principale ostacolo nella zona è la presenza di servizi e sottoservizi (in primo luogo le tubature delle utenze) in un’area dove si dovrà scavare a fondo per costruire almeno un paio di piani sotterranei.
Gli stessi tempi sono necessari per realizzare il nuovo Policlinico. Entro l’inizio dell’autunno la commissione tra Regione, Comune e Università dovrebbe indicare la sede, anche per permettere a via Cristoforo Colombo di inserire l’opera nel suo piano di edilizia ospedaliero. Quello dove prenderanno forma il ritorno San Giacomo (sarà un ospedale di comunità di lungodegenza, specialistica ambulatoriale, servizi di diagnostica e percorsi mirati per salute della donna), il rilancio del Forlanini (se ospiterà il Bambino Gesù permetterà il potenziamento del San Camillo), le strutture di prossimità finanziate con il Pnrr fino ai nuovi nosocomi sulla Tiburtina, a Gaeta, a Latina o a Rieti.
LE SOLUZIONI
Per il resto sembrano chiari e univoci gli obiettivi dei tre soggetti in campo. In primo luogo vanno superati tutti i gap strutturali dell’attuale sede del Policlinico, costruita a fine ’800, che sconta sia corsie e ambulatori in ambienti obsoleti (in alcuni casi degradati) e un fortissimo frazionamento, vista la presenza di 54 blocchi diversi. Con il risultato che i blocchi ospedalieri (13) faticano a interagire tra loro, mentre i costi di gestione crescono più del dovuto. Per recuperare le risorse necessarie - si ipotizza una spesa intorno a 600 milioni di euro - si guardano ai fondi del programma articolo 20 per l’edilizia edilizia sanitaria o quelli dell’Inail. Ma saranno impegnati anche i 224 milioni lasciati in eredità dalla giunta Zingaretti per riqualificare gli attuali padiglioni e che l’ex assessore alla Sanità Alessio D’Amato ricorda appena può «vanno spesi entro l’anno, altrimenti si rischiano di perdere. E ci abbiamo messo 10 anni per recuperarli». Gli spazi liberati nei vecchi padiglioni, invece, saranno utilizzati per ospitare uno studentato e servizi per iscritti.
Intanto le sigle della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione in seguito «alla procedura di licenziamento collettivo per 103 lavoratori esternalizzati, infermieri e Oss» presso l’Umberto I aperta da alcune cooperative. I segretari Giancarlo Cenciarelli, Giancarlo Cosentino e Sandro Bernardini parlano di «un atto inaudito: si licenzia invece di reinternalizzare servizi e personale».
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Il Messaggero