OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Gli effetti della crisi indotti dalla pandemia del Covid-19, i saldi che - pur con le aperture concesse dalla Regione sul calendario di svendite e promozioni invernali - stentano a decollare, la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana come misura necessaria per frenare la curva dei contagi, presenteranno entro la fine di marzo il conto per imprese e attività del terzo settore. E, stando alle previsioni della Confcommercio Roma, sarà un conto amaro. «Abbiamo stimato per il primo trimestre del 2021 - spiega Romolo Guasco, direttore della Confcommercio Roma - la chiusura di almeno 16 mila imprese e attività, comprese quelle di somministrazione, e lo scenario elaborato prima che fosse decretata la zona arancione per il Lazio potrebbe alla fine essere anche peggiore».
Roma, dietrofront Ztl: il Centro chiude. Ira dei negozianti: saldi affossati
I NUMERI Negozi di abbigliamento, oggettistica, tessuti, intimo, calzature, ma anche bar, ristoranti senza contare «quelle imprese legate alla cultura, ai servizi per le imprese, alla pubblicità - prosegue Guasco - saranno costretti non a una sospensione ma a una chiusura certa». Per ogni locale poi che sembra destinato a spegnere casse e luci per sempre, a spogliare manichini, a riporre nei magazzini tavoli e sedie, ci sarà - sempre in previsione - una diminuzione dei posto di lavoro. «Se consideriamo - aggiunge ancora il direttore della Confcommercio Roma - anche lo sblocco dei licenziamenti tra tre mesi circa 44mila persone potrebbero restare senza un impiego». I numeri elaborati dal centro studi dell’associazione si riferiscono a Roma e provincia dove in tutto sono registrate per il terzo settore circa 200 mila impresa. Il taglio stimato ammonta all’8% del totale oggi attivo «Sembra una soglia contenuta ma invece è molto alta e preoccupante», prosegue Guasco che aggiunge: «Solo nel terzo trimestre del 2020 si è arrivati a totalizzare un numero di chiusure maggiore degli ultimi cinque anni. Se non avremo un ritorno alla normalità con regole chiare sulla riapertura delle attività, degli indennizzi forti e commisurati alle perdite subite come avviene in altri paesi europei, questo sarà lo scenario».
IL PANORAMA Che già si percepisce passeggiando a Roma. Nel Tridente e in tutto il centro storico, soprattutto a causa dell’assenza di turismo, moltissime attività hanno già abbassato la saracinesca. “Vendesi” o “affittasi” i cartelli appesi a vetrine spoglie. Il fenomeno non riguarda soltanto le attività a conduzione familiare ma anche le attività di grandi brand e marchi per i quali mantenere aperto uno dei tanti punti vendita rappresenta un costo senza ritorno. In periferia o nelle cosiddette strade dello shopping di quartiere la situazione è meno evidente anche se i saldi invernali, ad esempio, non stanno aiutando neanche le attività più lontane dal Centro.
Stop in extremis fino al 31 gennaio per le cartelle sattoriali. Ristori, scostamento a 32 miliardi
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero