Covid, a Roma chiusi 11 mila negozi: l’anno più buio di commercio e turismo

Undicimila imprese chiuse nel 2020 - con la prospettiva di arrivare a una riduzione di 16 mila nei primi mesi del prossimo anno - 44 mila posti di lavoro in meno, nove miliardi di...

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Undicimila imprese chiuse nel 2020 - con la prospettiva di arrivare a una riduzione di 16 mila nei primi mesi del prossimo anno - 44 mila posti di lavoro in meno, nove miliardi di euro persi nei settori del commercio, del turismo e dei servizi. La crisi dovuta allo scoppio dell’emergenza Covid-19 ha colpito duramente l’economia di Roma e del suo territorio provinciale. A farne le spese sono soprattutto le imprese del terziario, che costituiscono il 76 per cento dell’intero tessuto imprenditoriale extra agricolo della Città metropolitana. A scattare la fotografia del momento, particolarmente difficile, sono i risultati della ricerca “Diario Economico della provincia di Roma”, realizzata da Confcommercio Roma in collaborazione con Format Research.


I temi


«I numeri fotografano la situazione e vanno letti per quel che sono - commenta Pier Andrea Chevallard, commissario di Confcommercio Roma - Non ne enfatizzerei la drammaticità, ma sicuramente ci troviamo in una situazione molto difficile per le imprese. Il vero tema è come potremo intercettare, nel 2021, la modesta ripresa che avremo». In vertiginoso aumento l’indice delle imprese cessate: nel terzo trimestre del 2019 erano state 2.747, nello stesso periodo dell’anno in corso sono state 4.522. È il dato più elevato dagli ultimi cinque anni. La crisi ha colpito in modo significativo la capacità di produrre ricchezza delle imprese del terziario della Capitale: nel 2019 le realtà attive nel commercio, nel turismo e nei servizi avevano prodotto 128 miliardi di valore aggiunto, nel 2020 il dato sarà pari a 119 miliardi, con un calo del 6,9 per cento.


Gli addetti


Pesanti anche le ripercussioni sul fronte occupazionale: il totale degli occupati della Capitale nelle imprese extra-agricole, e non finanziarie, è pari quasi a un milione e mezzo di addetti. Il peso del terziario è elevatissimo, dando lavoro all’82 per cento del totale: oltre 1,2 milioni di addetti. Al termine del 2020, tuttavia, le imprese del commercio, del turismo e dei servizi sul territorio della Città metropolitana di Roma perderanno 44 mila lavoratori, a causa del crollo delle nuove assunzioni e del mancato rinnovo dei contratti a termini e assimilabili. La variazione dei consumi nel Lazio sarà peraltro peggiore del dato medio italiano, con un calo del 14 per cento contro un meno 12,5 per cento nazionale.


I rimedi


Il settore si trova quindi di fronte a un bivio molto delicato. «È necessario che oggi si varino interventi sostanziosi di sostegno alle imprese commerciali, per permettere loro di sopravvivere fino al termine dell’emergenza - sottolinea Chevallard - A partire dall’eliminazione dell’Irap e dei ristori per le imprese colpite in termini di liquidità, indispensabile per non chiudere definitivamente bottega. Si pensi, per esempio, al dramma degli alberghi e di tutto il sistema accoglienza, con un turismo azzerato e una ripresa del flusso di visitatori ancora lontana, che ci aspettiamo non prima dell’autunno 2021: possiamo considerare già in buona parte “bruciato” il primo semestre del prossimo anno». Secondo il commissario di Confcommercio Roma, «bisogna, con il Comune e la Regione, pensare a una strategia di marketing per intercettare i futuri flussi turistici e riportare Roma a essere un obiettivo per l’attività congressuale, ma anche per il turismo scolastico». Per non parlare «delle iniziative minime quotidiane, che l’amministrazione capitolina deve mettere in campo, come tenere aperte le zone a traffico limitato e favorire la mobilità cittadina».
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Il Messaggero