Roma, morì dopo una spinta in ospedale: per i giudici non è omicidio

Roma, morì dopo una spinta in ospedale: per i giudici non è omicidio
Fece cadere il suo compagno di stanza in ospedale, procurandogli una frattura del femore che successivamente lo portò alla morte. In primo grado, l'uomo, un romano...

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Fece cadere il suo compagno di stanza in ospedale, procurandogli una frattura del femore che successivamente lo portò alla morte. In primo grado, l'uomo, un romano di 60 anni, venne giudicato innocente dalla III Corte d'assise capitolina. Ora, la sentenza d'appello conferma che non è responsabile del reato di omicidio preterintenzionale.


La vicenda risale al marzo 2015. L'imputato era stato ricoverato con un infarto in corso al Policlinico di Tor Vergata. In stanza con lui, c'era un anziano affetto da problemi intestinali e dolori allo stomaco. Secondo la ricostruzione dei fatti, durante la notte l'anziano cominciò a vagare per la stanza, prima di perdere l'equilibrio e accasciarsi sul letto del vicino che spinse e fece cadere a terra l'uomo che riportò la frattura scomposta del femore. Nonostante l' intervento chirurgico, l'anziano dopo qualche giorno morì a causa di alcune complicanze.

L'autore dello spintone fu denunciato dai familiari della vittima e, inizialmente, indagato per morte come conseguenza di lesioni volontarie. Fu il gup, in sede di rinvio a giudizio, a modificare il capo d'imputazione in omicidio preterintenzionale. La storia processuale portò in primo grado a una sentenza assolutoria, seppure con la formula che richiama la vecchia insufficienza di prove. Decisione adesso confermata in appello.
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Il Messaggero