Fece cadere il suo compagno di stanza in ospedale, procurandogli una frattura del femore che successivamente lo portò alla morte. In primo grado, l'uomo, un romano...
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La vicenda risale al marzo 2015. L'imputato era stato ricoverato con un infarto in corso al Policlinico di Tor Vergata. In stanza con lui, c'era un anziano affetto da problemi intestinali e dolori allo stomaco. Secondo la ricostruzione dei fatti, durante la notte l'anziano cominciò a vagare per la stanza, prima di perdere l'equilibrio e accasciarsi sul letto del vicino che spinse e fece cadere a terra l'uomo che riportò la frattura scomposta del femore. Nonostante l' intervento chirurgico, l'anziano dopo qualche giorno morì a causa di alcune complicanze.
L'autore dello spintone fu denunciato dai familiari della vittima e, inizialmente, indagato per morte come conseguenza di lesioni volontarie. Fu il gup, in sede di rinvio a giudizio, a modificare il capo d'imputazione in omicidio preterintenzionale. La storia processuale portò in primo grado a una sentenza assolutoria, seppure con la formula che richiama la vecchia insufficienza di prove. Decisione adesso confermata in appello. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero