Hanno minivan con i vetri oscurati, occupano pezzi di città, soprattutto quelli pregiati a ridosso dei monumenti, invadono spazi che non sono poi così inferiori a...
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«Noi denunciammo la crescita di questo fenomeno di illegalità già cinque-sei anni fa - racconta Nicola Di Giacobbe, di Unica Cgil - qui si va oltre alla concorrenza sleale degli Ncc di fuori provincia. Questi non hanno neppure quel tipo di licenza». Alcune cose da sapere: i cinesi che viaggiano, per turismo e per affari, sono in fortissimo aumento, solo Fiumicino è collegata con dieci città differenti delle Greater China (definizione che comprende anche Taiwan e Hong Kong). Per Roma questo è un dato molto positivo, un'occasione da sfruttare e, sia scritto a caratteri cubitali, i turisti cinesi sono i benvenuti.
Il problema compare all'orizzonte quando questo tipo di turismo viaggia, magari inconsapevolmente, su canali irregolari, di fatto abusivi. Sia chiaro: irregolari e abusivi non sono un'esclusiva cinese, basta andare a Termini per rendersene conto. Ma bloccare questo tipo di mercato è ancora più complicato per la Squadra vetture del Git della Polizia municipale (quella che controlla i taxi) per un motivo molto banale: la lingua. Quando i vigili fermano i minivan con i vetri oscurati che magari parcheggiano a ridosso di Fontana di Trevi per fare scendere i turisti, si trovano in difficoltà a comunicare con chi guida ma anche con i passeggeri.
Se poi riescono a chiedere spiegazioni, quasi sempre il passeggero-turista, molto probabilmente indottrinato per tempo, risponde dicendo di essere un parente o un amico del conducente. A quel punto la possibilità di colpire il taxi-abusivo è limitata. Attenzione, l'avanzata fuori dalla regole (ovviamente non vale per tutti, molte agenzie specializzate rispettano le norme) dei minivan cinesi non è una esclusiva solo romana. A Milano è perfino più accentuata, tanto che su Youtube ci sono video di tassisti regolari che a Malpensa affrontano a muso duro in aeroporto i cinesi sui minivan, con il conducente che risponde «ma sono miei parenti». Effetto collaterale: quando un cittadino di origini cinesi che vive a Milano va realmente in aeroporto a prendere un amico o un parente, spesso deve affrontare gli attacchi di chi lo scambia per un abusivo.
TIANJIN
Ma a Roma come funziona il sistema? In primis, esistono applicazioni per gli smartphone diffuse in Cina che consentono all'uomo di affari o al turista cinese di prenotare da Wuhan o Shanghai, da Chiongqing o Beijing il taxi (abusivo) che lo verrà a prendere in aeroporto o lo trasporterà magari da Roma a Firenze. Il turista cinese si sente più sicuro: sa che troverà qualcuno che parla la sua lingua, non è solo una questione di prezzo (provate a immaginare di dovere atterrare domani a Tianjin, Cina profonda, dove non siete mai stati, probabilmente vi sentirete rassicurati dal fatto sapendo che all'aeroporto vi verrà a prendere un tassista italiano che parla la vostra lingua).
Altri minivan con specializzazione in turisti asiatici spesso gravitano vicino ad alcuni hotel, dove c'è una concentrazione più alta di quel tipo di ospiti. Bene, ma il racket dei taxi abusivi per i turisti è una esclusiva solo delle agenzie cinesi a Roma (solo in piazza Vittorio è spesso frequentata da una quindicina di minivan)? No, secondo una indagine della polizia municipale, anche agenzie coreane si sono organizzate allo stesso modo con decine di minivan, per fare un altro esempio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero