Un volo da dieci metri d'altezza, un caso archiviato troppo in fretta come suicidio. Poi, una testimonianza choc e un colpo di scena. L'inchiesta sul decesso di Antonino...
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I fatti risalgono al 6 luglio 2014. E' mattina quando il cadavere del militare viene trovato nel cortile della caserma. L'esercito etichetta il caso come suicidio: Drago si sarebbe lanciato dalla finestra di un bagno in disuso, al secondo piano della palazzina. Quattro commilitoni raccontano che il ragazzo era depresso. L'inchiesta della Procura arriva alla stessa conclusione: Tony ha avvicinato una sedia al davanzale della finestra, ci è salito e si è buttato di sotto. Gli inquirenti chiedono quindi l'archiviazione. I familiari e gli amici di Drago, però, decidono di opporsi. Ci sono ancora troppi punti interrogativi. A cominciare da alcune ferite trovate sul corpo del giovane. Alcune «risalirebbero ad almeno tre giorni prima della morte», stabilisce un consulente di parte.
I GRAFFI SULLA SCHIENA
Tony ha anche dei graffi sulla schiena «come se il corpo fosse stato strisciato». Fondamentale, poi, la testimonianza di un amico del militare: racconta che il venticinquenne gli aveva confidato di essere stato aggredito mentre era in camera a luci spente. «Erano almeno in tre, ha riconosciuto due ragazzi, voleva denunciare». Difesi dall'avvocato Diego De Paolis, i familiari chiedono quindi che si proceda con le indagini. Lo scorso maggio, il gip Angela Gerardi respinge la richiesta della Procura e dispone nuovi accertamenti. Per il magistrato, è necessaria «una rinnovata consulenza medico-legale» per accertare la natura delle lesioni. Il magistrato ordina anche l'acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della caserma, dei tabulati telefonici e delle mail inviate e ricevute da Tony.
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Il Messaggero