I migranti del mare protagonisti di una performance di Kyrahm e Julius Kaiser Il 3 luglio, in occasione della Biennale di Anzio e Nettuno, per la ‘Sezione Poesia’,...
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Ad accoglierli in riva al mare una lunga tavolata: il cibo è l’elemento primordiale della ‘condivisione’, aldilà delle lingue e delle culture. Ma il cibo è anche un dono per chi ha una storia da raccontare, dal mare si approderà a questo simposio estemporaneo che prenderà voce attraverso la poesia performativa. L’atto performativo in sé ha un'implicita valenza poetica che qui si stempera nei racconti di storie biografiche dei partecipanti, intervallati da poesie sull’amore e sulla migrazione.
Oggi, anche grazie al lavoro di Kyrahm e Julius Kaiser, in Italia possiamo assistere a una ripresa della Performance Art che loro abbinano sempre ad un'indagine sociale approfondita: in questa occasione, le artiste per oltre due settimane, hanno cercato le persone nei centri di accoglienza e nelle strade, il pubblico potrà così ascoltare la storia di queste vite. Come conchiglie, dal mare, giungono anziani, erranti, lucciole, migranti.
Ed è proprio “(A)mare Conchiglie” il titolo di questa Performance Art, il cui gioco etimologico richiama l’amarezza delle storie da raccontare, il mare come veicolo verso la speranza e l’amore come risoluzione della sofferenza. Testimonianze di migranti e quelle di alcuni italiani anziani, per riflettere e ricordare che erano proprio gli italiani, un tempo, a migrare, nel disperato tentativo di migliorare la propria esistenza e il futuro dei loro figli, accanto ad altre storie di chi vive ai margini e di chi non ha solo il corpo da donare.
Tutte queste persone si uniranno in una ‘comunione laica’, oltre il credo religioso, oltre le differenze di sesso e di razza.
Il Messaggero