Non si vede la luna e non c’è cielo all’inferno, è già tanto se trovi un posto a pagamento tra i cartoni e il lercio, se sopravvivi alla notte, se almeno all’alba esci...
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Questi hanno scelto di stare all’ombra dell’ombra, nel buio dei disperati, qui si spaccia, si allatta e si vende sesso, il traffico e lo smog paralleli non disturbano il dormiveglia né della vecchia maitresse, truccata da maschera, né del tossico che ti offre l’eroina, né della nera che dorme col cappello e ti sorride arresa, caricatura anche lei, «so’ bruttam vero?, come già vista in qualche film americano.
«Ehi, amico», sì amico prego, vieni a vedere, invece siamo a Roma, in centro, «hai visto che schifo», amico, amico è un grido disperato, di sbandati che si nascondono più dei topi, che si vergognano del degrado che loro stessi creano. Entrare là sotto fa paura, non sono le case di cartone, non i rifiuti tanti da far vomitare, è l’odore degli ultimi, dei reietti della società, a pochi passi dagli hotel di lusso, i treni che ci portano lontano, i taxi con a bordo i turisti che arrivano.
Avete visto scene del genere a Londra, Parigi, Madrid? E sono le 21,30 non la mezzonotte, il tour all’inferno in cambio di due pacchetti di sigarette, «vuoi venì’ nel cartone?», s’offre la vecchia signora bionda in minigonna, mentre vicino c’è chi fa i suoi bisogni. Ci sono angoli anche negli angoli, al degrado non c’è fine. Ecco un passeggino, una copertina per un bambino, fuori a un cartone chiuso per la notte.
«Hai visto che schifo?», gridano dal tunnel. E non si aspettano risposta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero