La temperatura con il ministero dell'Economia e i sindacati si raffredda, sul tema del salario accessorio dei dipendenti comunali. Ma nel ginepraio capitolino Ignazio Marino...
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LO SCONTRO
Fin dal primo giorno a Palazzo Senatorio Improta ha ripetuto: «Non rimarrò cinque anni in Comune». Ma la sua decisione in queste ore ha avuto una forte e brusca accelerazione. Soprattutto dopo che giovedì il quasi ex assessore ha detto «no» alla richiesta di Marino di sforare il patto di stabilità per continuare il braccio di ferro con il Governo. «E allora le nostre strade si dividono», è stata la risposta, gelida, del sindaco. La decisione di Improta fa il paio con gli attacchi arrivati da più fronti a Silvia Scozzese, pronta anche lei a lasciare. La responsabile del bilancio, tecnico gradito a Palazzo Chigi e ufficiale di collegamento, tra Campidoglio e Governo, è finita sotto il fuoco incrociato dei suoi colleghi di giunta, soprattutto dopo le difficoltà e i continui rinvii nell'erogazione dei fondi, da parte dello Stato, per il Giubileo straordinario che inizierà l'8 dicembre. C'è chi dà lo strappo per imminente.
I SALARI
Marino, in una giornata ancora una volta difficilissima, segna però un punto a suo favore sulla questione del salario accessorio dei 23 mila dipendenti dell'amministrazione capitolina. La gestione dei bonus fino al 2013 è stata messa all'indice dal ministero dell'Economia, che contesta l'erogazione “a pioggia” degli extra salariali fino alla riforma imposta la scorsa estate proprio dal chirurgo dem. Un conticino da 350 milioni, euro più euro meno, che peraltro il Campidoglio dovrebbe restituire detraendolo proprio da fondo destinato a pagare il salario accessorio dei lavoratori comunali nei prossimi anni. Sulla vicenda ha aperto un fascicolo la Corte dei conti, ma nel frattempo Marino ha scelto la linea dura sui rilievi del Mef: «Nessun salario dei dipendenti sarà toccato e nessun euro dovrà essere restituito, né adesso né in futuro», ha detto ai rappresentanti dei sindacati, convocati ad horas a Palazzo Senatorio proprio per discutere della vicenda innescata dalle ispezioni del dicastero di via XX Settembre.
I SINDACATI
La mossa del chirurgo dem serve a rovesciare il tavolo: dopo mesi di scontri tra l'amministrazione e i suoi dipendenti - conditi da uno sciopero generale e diverse manifestazioni - i sindacati adesso considerano più sicuro confrontarsi con Marino piuttosto di rischiare che un eventuale commissario straordinario decida di adeguarsi, sic et simpliciter, alle richieste del ministero. Ma è lo stesso Mef, nel pomeriggio, a gettare acqua sul fuoco: in attesa delle osservazioni chieste a Roma Capitale, si legge in una nota, per il momento non sono state avviate «operazioni di recupero delle cifre erogate». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero