Roma, scoperta piantagione di marijuana sul Tevere: condannato contadino-spacciatore​

Una sorta di capanna dello zio Tom, immersa nelle piantagioni, ma non di canapa, di marijuana. È così che, sfruttando l'area golenale e le acque del Tevere, un...

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Una sorta di capanna dello zio Tom, immersa nelle piantagioni, ma non di canapa, di marijuana. È così che, sfruttando l'area golenale e le acque del Tevere, un bracciante agricolo romeno ha cercato di far fortuna a Roma, a costo zero e violando la legge. A schiena piegata dall'alba al tramonto coltivava diversi appezzamenti su cui la polizia ha poi contato 358 piante di marijuana, in minima parte avviate anche alla essiccazione, che avrebbero fornito 230.190 dosi per altrettanti spinelli.


C'è voluto un doppio controllo, via cielo e acqua, ad agosto, per scovare le piantagioni nascoste nei canneti. E per procedere poi all'arresto del contadino-spacciatore, Ioan Longu, 38 anni, ieri condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere, col rito abbreviato, per produzione di sostanze stupefacenti. Un incensurato che è potuto ben presto tornare nella sua capanna sul fiume.

In assenza della prima perizia sulla produzione agricola, era stato rimesso in libertà dai giudici del Riesame assieme alla moglie e al fratello, addetti a potatura e irrigazione. Le iniziali giustificazioni dell'indagato romeno, comunque, non hanno retto fino alla fine. Una seconda perizia, disposta dal gip Andrea Fanali, ha stabilito, quantità, principio attivo e corrispondenti dosi medie ricavabili. Erano stati dei piloti della polizia con base a Pratica di Mare, mentre sorvolavano il lungotevere verso la via del Mare, a notare dei canneti sospetti. Il giorno dopo sono stati effettuati controlli via fiume ed è stata scoperta una prima piantagione con un centinaio di piante irrigata da una pompa che prelevava acqua dal fiume. Nei giorni successivi più squadra hanno individuato una seconda piantagione con 258 piante, relativo impianto di irrigazione, ma anche di reparto di essiccazione. Non è stato difficile risalire ai coltivatori diretti. La pompa e alcuni arbusti fotografati nel primo blitz sono state ritrovate rispettivamente nelle capanne di Ioan e del fratello Gheorghe Longu.


«Mi occupo solo della cucina, non sono una esperta di piante», si è giustificata la moglie di Ioan, finita pure lei all'inizio in manette. «Non ne so nulla delle piantagioni», ha detto invece Ioan. Mentre Gheorghe ha sostenuto di essere arrivato a Roma da un anno: «E le piante erano già là». Tre versioni poco credibili. Difeso dall'avvocato Andrea Palmiero, e libero da un pezzo, il coltivatore fai da te non ha mai confessato chi ordinasse il raccolto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero