Roma, marcia silenziosa in memoria della deportazione degli ebrei, al corteo anche Raggi e Zingaretti

Roma, marcia silenziosa in memoria della deportazione degli ebrei, al corteo anche Raggi e Zingaretti
Marcia silenziosa in memoria della deportazione degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943. Ad organizzare il corteo, iniziato in serata da piazza Santa Maria in Trastevere al ghetto...

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Marcia silenziosa in memoria della deportazione degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943. Ad organizzare il corteo, iniziato in serata da piazza Santa Maria in Trastevere al ghetto ebraico lungo il percorso a ritroso dei deportati di quel 16 ottobre, è la Comunità di Sant'Egidio assieme alla comunità ebraica di Roma. Alla marcia anche la sindaca di Roma Virginia Raggi e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. I partecipanti hanno camminato in silenzio, alcuni avevano candele.


«C'è bisogno di ricordare anche per le tragedie che l'umanità sta ancora vivendo. La piaga dell'antisemitismo, le violenze e gli attentati sono il segnale che questa memoria deve rimanere viva», ha detto la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. «È cresciuta la memoria strappata alla banalizzazione del tempo. Sono contento che siano qui i rappresentanti delle istituzioni», le ha fatto eco Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio. Il rabbino Riccardo Di Segni ha detto: «Quel che è successo nel passato ci deve dare le chiavi della comprensione e del buon comportamento: capire le dinamiche di una follia collettiva e capire cosa possiamo fare oggi per arginare le cose terribili che stanno capitando».

«È un dovere per tutti noi essere qui e ricordare, perché il 16 ottobre del 1943 non riguarda solo le persone di religione ebraica ma tutta la città. Per questo è importante coltivare il ricordo». Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi al termine della marcia silenziosa. «Tanti ancora oggi non hanno imparato nulla dal passato, per questo dobbiamo ricordare - ha aggiunto -. Ricordare per capire e non dimenticare. Questa sera venendo qui ho visto tante persone e moltissimi bambini che non sono stati testimoni diretti ma lo hanno appreso dalle parole dei nonni, come nel mio caso. Dobbiamo trasmettere alle giovani generazioni ciò che è stato affinché domani siano loro i testimoni».
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Il Messaggero