Roma, punizioni choc alle figlie: testa nella lavatrice e Natale senza cena: mamma a processo

Roma, punizioni choc alle figlie: testa nella lavatrice e Natale senza cena: mamma a processo
Un cenone di Natale a base di un solo sorbetto. Le tirate di capelli, gli schiaffi. E, nei momenti di eccessivo nervosismo, la lavata di capo in senso letterale: prendeva le...

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Un cenone di Natale a base di un solo sorbetto. Le tirate di capelli, gli schiaffi. E, nei momenti di eccessivo nervosismo, la lavata di capo in senso letterale: prendeva le figlie e infilava loro la testa nella lavatrice. Una mamma aggressiva, e probabilmente instabile, ieri, è stata condannata a due anni e mezzo per maltrattamenti in famiglia: alternava le punizioni alle umiliazioni. Vittime le figlie, due ragazzine tra i 10 e i 14 anni, sottoposte a sofferenze fisiche e morali. Tanto che il pm Antonio Calaresu nell'imputazione che ha spedito la mamma a processo aveva ritenuto «intollerabile il regime di vita imposto».

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I MALTRATTAMENTI
La situazione, in un elegante appartamento di Montesacro, si aggrava qualche anno fa, dopo la separazione di una coppia. Le due bambine tra i 10 e i 13 anni restano a vivere con la madre. Sono gli anni cruciali dell'adolescenza. Una delle due ha una complicazione fisica, e talvolta le capita di fare pipì a letto. La madre non la cura, non cerca specialisti, la picchia. Anche la scuola viene affrontata a singhiozzo. Entrambe vanno a scuola a singhiozzo. Le due sorelle non solo non vengono invogliate a non saltare le lezioni, ma il gli viene impedito di frequentarle. Loro piangono, il papà denuncia. Il caso finisce all'attenzione dei servizi sociali, le ragazze riprendono a frequentare le lezioni e, quando la madre prova a riallacciare con loro andando sotto le finestre dell'istituto scolastico una delle due sorelle grida: «C'è mamma, chiamate la polizia». Da quel giorno la preside dà disposizione che le alunne escano solo accompagnate da un adulto.

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A disporre la condanna ieri per la mamma malefica il giudice Valerio de Gioia che, oltre a disporre la condanna a due anni e mezzo di carcere, ha previsto che le bambine, ormai ragazze, vengano risarcite di fronte al giudice civile degli abusi patiti. A portare elementi utili per il giudizio anche la psicologa dei servizi territoriali. La più grande consegna anche un messaggio vocale: «Non vi crederanno, rimarrete sole. Tornerete a chiedermi scusa ma sarà inutile. Non valete niente». La psicologa specifica: «Le ragazze si presentano come due ragazze intelligenti e affidabili». Dal loro racconto emerge una situazione di grave trascuratezza, andata avanti per anni. Le notti di Capodanno o le feste di compleanno trascorse da sole, ancora bambine. I pranzi e le cene saltate. «Entrambe ricordano una cena di Natale a base di un sorbetto di limone», annota la specialista. Col tempo sono arrivati anche gli atti aggressivi: la testa nella lavatrice o i piedi cosparsi di alcol etilico con la minaccia di accndere il fuoco.
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Il Messaggero