Hanno picchiato a calci e pugni un immigrato eritreo sul trenino Roma-Ostia insultandolo perché di colore. Ora per questo episodio l'unico imputato, gli altri del...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL PESTAGGIO
La violenza ha avuto inizio su un convoglio del trenino Roma-Ostia ed è poi proseguita al capolinea di Piramide dove la vittima, un eritreo trentenne ospite in Italia di un centro di accoglienza per rifugiati, è finito con la gamba incastrata tra la banchina e il treno mentre il gruppo continuava a colpirlo nonostante l'intervento dei controllori.
Ferite gravi riportate dalla vittima tanto da essere stato necessario un intervento chirurgico per la frattura dello zigomo sinistro all'ospedale San Filippo Neri.
Il pubblico ministero, Gianluca Mazzei, ha chiesto di riformulare il capo d'imputazione contestando il razzismo previsto dalla legge Mancino alla luce di quanto raccontato dai testimoni in aula nell'ultima udienza, riferendo delle numerose frasi razziste rivolte all'immigrato durante il pestaggio come «Negro di ...» e «sporco negro».
IL RACCONTO
L'eritreo ricorda cinque ragazzi, tutti giovanissimi, che a bordo del convoglio quasi vuoto del trenino Roma-Ostia, lo hanno preso di mira. Uno dei ragazzi si è seduto proprio davanti a lui cercando di provocare una sua reazione, poi sono iniziati gli insulti sostenendo che avesse «osato» guardare negli occhi uno del gruppo. L'immigrato tornava da Ostia dove aveva una bancarella. Dopo i primi insulti, tutti a sfondo razziale, è iniziato il pestaggio con un pugno sulla tempia e poi ancora calci e altri pugni. Alla fermata di Piramide l'uomo è riuscito a scendere dal treno ed è fuggito per cercare aiuto verso il box dei controllori dove poi è stato raggiunto dal gruppetto che lo ha nuovamente aggredito facendolo finire tra la banchina e il treno. I carabinieri, arrivati grazie all'allarme dato dal personale della stazione, sono però riusciti a bloccare solo uno dei responsabili, Daniele F., che è poi stato riconosciuto anche dalla vittima. Nel corso del processo sono emersi gli insulti a sfondo razzista subiti dall'immigrato grazie al racconto di quanti hanno assistito alla scena. Per il giovane lora con la contestazione dell'odio razziale la pena, potrebbe arrivare fino a sei anni di reclusione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero