Papà Alessandro si dispera, è convinto: «Valerio non si sarebbe mai tolto la vita, non c'era motivo e non mi avrebbe mai dato un dolore così grande....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
DNA E CELLE TELEFONICHE
Valerio studiava al liceo linguistico Machiavelli di piazza Indipendenza, a Roma. La sua famiglia da Cinecittà si era trasferita nel piccolo centro sulla Casilina nel 98. Mamma Emiliana lavora per il Ministero dell'Interno a Castro Pretorio, il papà si occupa di Erasmus. «Spesso prendevamo il treno insieme la mattina, siamo molto uniti», dice la madre. Venerdì, però, c'è stata quella che il padre chiama «una incomprensione»: la mamma scopre che Valerio ha iniziato a fumare, sigarette, forse anche altro. C'è una discussione, Valerio si chiude in camera. Poi dopo le 23 si allontana. I genitori sono convinti che sia in casa, invece il ragazzo imbocca il discesone, attraversa la Casilina ed entra in stazione. Uno di quegli scali di paese incustoditi, senza le telecamere. «Che ci è andato a fare? Aveva un appuntamento con qualcuno? - si chiede la madre - Valerio aveva tutto, il 21 doveva andare a un concerto, stava organizzando un viaggio a Dublino, aveva tanti interessi, ultimamente si era appassionato alla politica, con Casapound, anche se io non ero d'accordo ma ne parlavamo». Alle 22.30 di venerdì due amici erano andati a cercarlo per uscire. «Ma li ho mandati via perché mio figlio era in camera sua - dice ancora il papà - la mattina dopo li ho chiamati, mi hanno detto che non si erano più visti».
Nella cameretta i genitori trovano il tablet e il pc con ancora aperti Messenger, Instagram e l'email. Alle 18.21 chattando con un'amica Valerio le aveva scritto: «Ho pure litigato con i miei». «Perché?», domanda lei. «Perché mi hanno sgamato e io gli ho sbroccato». Alle 23.06, sempre alla stessa ragazza, invia un altro messaggio con la foto di 4 canne già rollate. «Almeno ho loro», «ho appena iniziato la serata», scrive. Gli amici raccontano: «Su Instagram ha lanciato una storia di quelle che si cancellano in 24 ore; E' stato bello, alla prossima, diceva». Chi c'era con Valerio? Era confuso, è scivolato o ha voluto farla finita? Perché le mani erano tagliate di netto? Erano legate? Qualcuno lo ha spinto in un gioco assurdo? Risposte che, in parte, chiarirà l'autopsia, in parte l'esame della sim rinvenuta nel cellulare. L'analisi delle celle telefoniche agganciate all'area della stazione potrà dire, invece, se con Valerio c'era qualcun altro.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero