Furgone killer a Roma, la sopravvissuta rischia di perdere una gamba

Furgone killer a Roma, la sopravvissuta rischia di perdere una gamba
La paura per le gambe schiacciate dal peso del furgone, la confusione per l'impatto improvviso, lo choc per la sua violenza, e, di nuovo, la paura. Non per se stessa stavolta,...

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La paura per le gambe schiacciate dal peso del furgone, la confusione per l'impatto improvviso, lo choc per la sua violenza, e, di nuovo, la paura. Non per se stessa stavolta, ma per l'amica, deceduta sul posto, collega con cui da anni condivideva ritmi e passione per il lavoro e accanto alla quale, appena pochi istanti prima, passeggiava serenamente. «Lei come sta? Sta bene?» questa la prima domanda che Claudia McCormack, architetto di origini americane, poco più che sessantenne, ieri, ha posto al personale del 118 subito accorso sul luogo dell'incidente, in via Maria Adelaide.




Imprigionata sotto il peso del furgoncino, fino a quando gli operatori del 118 hanno organizzato una piccola squadra per ribaltarlo, ancora confusa sull'accaduto, chiedeva le condizioni dell'amica e rispondeva alle domande di rito, primo step per far capire le sue condizioni. E, in fondo, accertarsene lei stessa. Sì, poteva muovere le gambe e, ancora più importante, ne ha sempre mantenuto la sensibilità. Il dolore, però, era forte - e lo è diventato di più con il passare del tempo - anche al petto e al collo.










MUSCOLI LACERATI

Portata in gravi condizioni al Policlinico Umberto I, ha riportato ferite agli arti inferiori, più lievi sulla gamba sinistra, decisamente profonde sulla destra, con esposizione dell'osso, muscoli e tendini lacerati. «Uno spettacolo impressionante» assicura chi l'ha vista. «Non è in fin di vita» dicono i medici del Policlinico. Il timore, però, rimane forte. «Dicono che è fuori pericolo - raccontano i cugini romani, mentre attendono ansiosi notizie - ma la gamba è completamente da ricostruire, e se dovesse perderla? Le condizioni sono molto serie.



Sarà sottoposta a una lunga operazione». Claudia ha incontrato i parenti appena un istante, poco dopo i risultati della Tac, prima di entrare in sala operatoria. Ai soccorritori non aveva chiesto di telefonare a nessuno. Lo ha fatto dopo in ospedale. Non ha ben capito cosa sia avvenuto. Stava solo rientrando a studio, poco distante dal luogo dell'impatto, sulla medesima via.



VIAGGIATRICE


Appassionata viaggiatrice, anche per lavoro - la professione e la posizione dirigenziale la portavano spesso a muoversi per gli incarichi più prestigiosi - davvero non avrebbe immaginato di rischiare di perdere la vita camminando sul marciapiede sotto le finestre del suo ufficio. «Lei come sta?» ha continuato a chiedere Claudia ai medici. Nessuno ha avuto ancora il coraggio di risponderle. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero