Giunta, Meloni se ne va: arriva Cafarotti, 18esimo assessore in quasi due anni di Raggi

Giunta, Meloni se ne va: arriva Cafarotti, 18esimo assessore in quasi due anni di Raggi
Avanti, c'è posto. Oggi l'assessore al Commercio e al Turismo Adriano Meloni saluterà con una conferenza stampa (tema: il regolamento della città...

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Avanti, c'è posto. Oggi l'assessore al Commercio e al Turismo Adriano Meloni saluterà con una conferenza stampa (tema: il regolamento della città storica) la giunta Raggi. A bordo campo, pronto a subentrargli, ci sarà Carlo Cafarotti. Ovvero l'assessore numero 18 che si affaccia in Campidoglio da quando Virginia Raggi è sindaca e il M5S governa la Capitale d'Italia. Un turnover degno dei migliori allenatori, abituati alla panchina lunghissima.


LA PRIMA FOTO
A dire il vero, la squadra che doveva «rivoluzionare Roma» a luglio del 2016, a maggio del 2018 si trova decimata. E tutti i protagonisti si stanno smaterializzando, come nella foto del film Ritorno al futuro. Tengono duro (e fanno gli scongiuri): Luca Bergamo, Daniele Frongia, Linda Meleo, Laura Baldassarre e Flavia Marzano. Il resto: puf. Volatilizzati, sostituiti, anche chi li ha succeduti.

In nemmeno due anni, rispetto al debutto, sono cambiati Marcello Minenna (Bilancio), Paola Muraro (Ambiente), Paolo Berdini (Urbanistica) e adesso saluta la compagnia anche il casaleggiano Meloni, che rimarrà come collaboratore (come articolo 90 «part-time», con delega al turismo).


Fin qui i cambi rispetto alla prima giunta, ma poi nel corso dei mesi le porte girevoli non hanno mai smesso di frullare. Per cercare di mettere ordine al disastro delle aziende Partecipate arrivò in soccorso dal Veneto operoso e pentaleghista (sponda Casaleggio) Massimo Colomban, che poi lo scorso settembre ha deciso di mollare: al suo posto il collaboratore Alessandro Gennaro. Sia Colomban sia Muraro conservano un pessimo ricordo dell'avventura romana. Soprattutto l'imprenditore, molto critico sulla gestione di Atac, affidata, chissà ancora per quanto, all'amico e collaboratore Paolo Simioni. L'andirivieni di questo Grand Hotel Campidoglio, pittoresco come il Budapest di Wes Anderson, rimane vorticoso. Basti pensare alla delega al Bilancio (5 miliardi di euro all'anno). Dopo l'economista della Consob Minenna, la sindaca ha puntato sul magistrato della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis, nominato e subito sostituito dopo un mese da Andrea Mazzillo, il fedele mandatario della campagna elettorale, messo alla porta quando ci fu da dare il via la scorsa estate al concordato Atac. Anche qui un altro cambio di casacca: da Livorno, ecco Gianni Lemmetti. Poi ci fu il caso Berdini: anti-stadista troppo loquace è stato rimpiazzato da Luca Montuori (per l'Urbanistica) e da Margherita Gatta (per i Lavori pubblici). In questo rimpasto perpetuo degno dei suoi predecessori ma anche del pentapartito, Raggi ha trovato il tempo di nominare un altro assessore, questa volta al Patrimonio, ovvero Rosalba Castiglione. D'altronde la sindaca è stata chiara: «Se i programmi iniziano a divergere ne cambio altri 100 di assessori se serve». La strada è quella giusta. Dritta e senza buche. Almeno questa.

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Il Messaggero