Roma, troppi accampamenti rom lungo il Tevere: il Comune annulla la corsa

Roma, troppi accampamenti rom lungo il Tevere: il Comune annulla la corsa
I resti di una slot machine, roghi quasi come a Tor Sapienza, stracci, addirittura volantini inneggianti il satanismo e la carcassa disossata di un animale. Il Tevere affoga nel...

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I resti di una slot machine, roghi quasi come a Tor Sapienza, stracci, addirittura volantini inneggianti il satanismo e la carcassa disossata di un animale. Il Tevere affoga nel degrado e il Comune decide di annullare la gara podistica Vivifiume organizzata (dal 2012) dall'Uisp. Che denuncia: «Il Campidoglio non ci ha autorizzato perché l'unico accesso carrabile a Ponte Testaccio è impraticabile, dieci chilometri di banchina sono abbandonati, lo diciamo da anni senza alcun riscontro». Giorni fa i residenti di Marconi hanno presentato un esposto collettivo alla Procura firmato da 300 persone. Sulla riva del Tevere lato Pietra di Papa, dove sorgono accampamenti di nomadi si accede da via Enrico Fermi, giù per la pista ciclabile dove manca un cancello perché, secondo le forze dell'ordine, impedirebbe il loro intervento in caso di incendio: quei roghi scoppiati la scorsa estate che si teme possano riesplodere considerando la fitta vegetazione e il degrado. I furgoni con targhe straniere (Europa dell'Est) entrano e scaricano rottami di ogni genere. Gli accampamenti sono sempre più estesi, sempre più visibili. «Colpa anche del mercatino abusivo che continua a fiorire su Riva Ostiense», dicono i residenti che si sono uniti nel gruppo Facebook Comitato Quartiere Marconi. All'esposto hanno allegato dossier fotografici e mappe sul degrado che va da Ponte dell'Industria a Ponte Marconi. Degrado e abbandono che investono un po' tutti gli argini del Tevere, il «fiume sacro» che dovrebbe essere gestito da 18 enti.


LE DENUNCE
«Ci sono roghi anche qui, non solo a Tor Sapienza» raccontano i residenti che sono costretti a tenere chiuse le finestre. Accampamenti su lungotevere Gassman, lungotevere di Pietra Papa, ma anche sulla sponda opposta, dal Gazometro verso Ponte dell'Industria e Ponte della Scienza, fino ad arrivare su lungotevere San Paolo, vicino alla Basilica. «C'è un problema di inquinamento ambientale, gli accampamenti sono aumentati, così come gli sversamenti di rifiuti, frigoriferi, rottami, c'è di tutto», racconta Salvatore Serra, manager nel settore dell'informatica, che gestisce il gruppo Facebook nato per denunciare il degrado. «Durante uno dei nostri monitoraggi sono stati trovati anche resti di una slot machine, volantini inneggianti al razzismo, ma a satana. Vorremo una bonifica e l'intervento della Asl».

INQUINAMENTO
Nella denuncia si parla «del passaggio di furgoni dalla rampa di via Fermi al fine di abbandonare rifiuti», di una «baraccopoli sorta sull'area immediatamente a ridosso della sponda del Tevere e Riva Ostiense con la presenza di fuochi perennemente accessi e alimentati da materiali nocivi». I residenti continuano a fare sopralluoghi. Da novembre fino a qualche settimana fa. Partendo da Ponte Milvio la tendopoli lungo il fiume si scorge già su lungotevere della Vittoria. Non siamo così lontani dal Ponte della Musica.

Il design dal gusto contemporaneo che sovrasta il Tevere sbiadisce sempre di più, mentre lo sguardo si impiglia tra i rovi fino a scorgere baraccopoli, rifiuti, panni stesi. In alto, lungo la città che scorre, c'è il Museo dell'Arma del Genio: in basso, nella città nascosta, ecco la baraccopoli. Quasi una sfida, uno sberleffo all'edificio che custodisce i cimeli di Camillo Benso conte di Cavour. Su lungotevere Oberdan un altro accampamento, ancora sporcizia, anime perse. E poi ancora, giacigli anche sotto Ponte Amedeo Savoia Aosta. Qualcuno prova a rimpossessarsi del Tevere, voga libero con la canoa, ma sotto Ponte Risorgimento a ricordare che quelle sponde sono abbandonate c'è una casupola fatta di cartoni. Diciotto enti, un nuovo Ufficio Speciale per il Tevere, un bando della Regione per la manutenzione del tratto centrale: eppure il fiume di Roma continua ad affogare nel degrado.
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Il Messaggero