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Qualcuno dei post millennials oggi le chiamerà pure robba da boomer. Ma l'effetto vintage mantiene inossidabile il loro appeal. E allora buon compleanno scatole magiche. Sessanta candeline non sono poche da spegnere per le cabine per fototessera. Davvero un piccolo grande monumento storico che ha segnato gli anni del secondo dopoguerra rinvigorito dal boom economico. Era esattamente il 10 dicembre del 1962 quando la prima cabina, la numero uno, veniva installata nell'allora Galleria Colonna nel cuore del Centro storico di Roma (oggi ribattezzata Galleria Alberto Sordi). L'attrazione fu immediata per questa macchinetta che in una manciata di secondi stampava i rettangolini a sfondo bianco che immortalavano le facce di persone per carte d'identità, passaporti, documenti, patenti.
IL PRIMO SELFIE
Un piccolo studio fotografico istantaneo alla portata di tutti. In fondo, una sorta di oggetto di culto, pioniere dei selfie. Sono passati sessant'anni tondi tondi da quel primo flash capitolino. Nel tempo le cabine hanno conquistato postazioni in vari quartieri di Roma. Per l'anniversario, ora, scatta la festa. La società storica che le produce e distribuisce in tutta Italia, la Dedem di Ariccia, ha firmato un accordo con l'Amaci, l'Associazione dei Musei d'arte contemporanea italiani (aderendo al progetto Imprese con l'Arte Contemporanea) per installare una nuova cabina fototessera nei musei. E a Roma da oggi diventa funzionante al museo Macro, gioiellino comunale dedicato al contemporaneo diretto da Luca Lo Pinto. In contemporanea alle Gallerie d'arte moderna di Torino e Bergamo.
Eccola, allora, nel foyer dell'istituzione culturale di via Nizza, concepita dall'archistar Odile Decq.
LA SCOMMESSA
Chissà che non si rievochi proprio al Macro quell'operazione d'arte che caratterizzò la Biennale di Venezia del 1972, quando il Maestro Vaccari consacrò all'arte questa scatola magica, rendendola protagonista della sua Esposizione in tempo reale n. 4, in cui invitava i visitatori a lasciare una «traccia fotografica del loro passaggio», coinvolgendoli nella creazione di un'opera fotografica che prendesse forma in tempo reale.
Una possibile idea su cui si sta ragionando al Macro, infatti, è proprio quella di proporre una sorta di bacheca dove lasciare le foto più carine. «Speriamo che il pubblico interagisca sempre più con questo oggetto storico durante la visita al museo e alle sue mostre - spiega Carlotta Pierleoni, curatrice del Macro - Il costo delle fotografie, stampate secondo il formato della striscia vintage in bianco e nero e a colori è di 3 euro, e l'aspetto più originale è che le immagini sono brandizzate sul bordo con il logo del Macro in ricordo della visita al museo».
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