Roma, «Vengo e ti ammazzo»: l'ex marito finisce a processo. Cuscino in faccia a lei e al figlio di 3 anni

Un romano di 35 anni è accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate

Roma, «Vengo e ti ammazzo»: l'ex marito finisce a processo. Cuscino in faccia a lei e al figlio di 3 anni
Un cuscino premuto sulla faccia, calci, pugni e minacce di morte davanti al figlio minorenne, urlandole contro: «Sei una pazza schizofrenica, vengo a casa e ammazzo te e tua...

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Un cuscino premuto sulla faccia, calci, pugni e minacce di morte davanti al figlio minorenne, urlandole contro: «Sei una pazza schizofrenica, vengo a casa e ammazzo te e tua madre». A processo V.M., difeso dall'avvocato Gabriele Germano, per maltrattamenti familiari e lesioni personali aggravate un 35enne romano.

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«SEI PAZZA, VAI A LAVORARE»
Stavano costruendo un futuro insieme, ma poi tutto è cambiato e il marito è diventato violento iniziando a minacciarla di morte. Tutto ha avuto inizio a gennaio del 2021 quando il 35enne, durante le liti con la moglie, la spingeva a terra e la picchiava causandole lividi su tutto il corpo e, servendosi di alcuni strumenti da taglio, come i coltelli, la minacciava di morte urlandole: «Sei pazza, sei schizofrenica come tua zia». E, ancora: «Non sei buona a niente, devi andare a lavorare». Una condotta violenta che, secondo quanto riferito dalla donna, non è terminata neanche quando aspettava il loro bambino ma che, al contrario, si sarebbe accentuata. L'uomo, infatti, nonostante la gravidanza continuava a schiaffeggiarla e spingerla con forza.


L'ESCALATION
È a maggio del 2022, però, che la situazione è degenerata e la vittima ha temuto per la sua vita e per quella del figlio minore coinvolto in uno degli episodi di violenza. Il 2 maggio, nel corso di una lite, l'uomo avrebbe impugnato un coltello da cucina puntandolo sulle gambe della moglie e, poi, avrebbe afferrato un cuscino premendolo sul viso della donna e del figlio di tre anni. A metà maggio l'uomo ha lasciato l'abitazione, ma ha iniziato a minacciare la donna al telefono, dicendole: «Vengo a casa e ammazzo te e tua madre». In un secondo episodio, il 21 maggio, il 35enne le avrebbe stretto le mani sugli zigomi spingendola fino a farla cadere a terra e causandole diverse contusioni sulle braccia e sul volto.
La donna ha denunciato il marito che ora è a processo con l'accusa di maltrattamenti familiari e lesioni personali e, nel mentre, i due hanno avviato le pratiche per la separazione. Ed è proprio nel corso di una delle udienze a piazzale Clodio che l'uomo ha raccontato una versione diversa dei fatti sottolineando la gelosia della donna che spesso causava liti domestiche: «Di vero c'è che nel rapporto tra me e mia moglie ci sono stati degli episodi in cui abbiamo litigato veementemente (...) il 21 maggio noi abbiamo portato i nostri figli al parco. La nostra discussione è iniziata poco dopo che siamo arrivati: abbiamo iniziato a discutere riguardo la separazione. Io ribadendo la mia ferma volontà di separarmi da lei, lei ha cominciato ad insultarmi». «A casa, lei ha brandito il cordless e me l'ha dato in testa ha riferito al giudice - io a quel punto l'ho spintonata per allontanarla da me, però non l'ho mai afferrata né per la mascella né per le braccia, come lei ha dichiarato».


LA DIFESA


In seguito alla decisione del gip di emettere, su richiesta del pm Antonio Verdi, l'ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento all'abitazione e al luogo di lavoro della persona offesa, la difesa dell'imputato ha presentato al Tribunale del Riesame una serie di prove a sostegno della versione dell'uomo, tra cui le cartelle cliniche della vittima che soffre di una malattia degenerativa che le causa ecchimosi e lividi. Prove ora al vaglio dei giudici della prima sezione collegiale, insieme alle chat Whatsapp in cui la donna avrebbe minacciato il marito avvalendosi delle conoscenze di suo padre, maresciallo dei carabinieri: «Conosceva pubblici ministeri e giudici, ce mette X a rovinatte». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero