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Vanno in ferie, come molte altre migliaia di persone ma se di fronte al negozio di abbigliamento, il cliente di turno si gira e torna indietro leggendo "chiuso per vacanze", trovarsi nella stessa situazione per chi invece va dal medico è più difficile da accettare. Eppure per un combinato che vede pochi sostituti e molti medici ormai pensionati, il rischio che gli ambulatori chiudano in piena estate è dietro l'angolo. Per il tipo di contratto che i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta hanno con la Regione, sarebbe impossibile: i camici bianchi del territorio possono sì andare in ferie (a spese loro) ma devono garantire la continuità assistenza (sempre a spese loro). Sembra una partita di "Tetris" perché è quasi impossibile trovare un sostituto. Nuova estate, problema di sempre. Ovvero quello relativo all'apertura degli studi dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta.
L'ordine dei medici ha conteggiato già un numero cospicuo di camici bianchi andati o prossimi alla pensione senza che ci sia un ricambio proporzionale alle uscite. Più di 2 mila saranno i medici di famiglia e i pediatri di Roma e provincia che toglieranno a breve il camice.
Il "raddoppio"
Nel caso delle Uccp, lo specialista deve garantire l'assistenza non solo ai suoi mutuati ma anche a quelli iscritti con il collega. E di fatto l'assistenza si raddoppia anche se in estate i flussi negli ambulatori della Capitale diminuiscono. Non va così però nelle zone di periferia, in provincia, nelle località del litorale. Qui, da ultimo, i medici si fanno carico anche dei turisti. E se per la medicina di famiglia tra sostituti - «che pure non ci sono», conclude Chiriatti - e colleghi delle Uccp la copertura viene in qualche modo garantita, per l'assistenza ai bambini è molto più difficile riuscire a vincere quella famosa partita di "Tetris". In questo caso si può fare affidamento quasi ed esclusivamente sul collega associato in ragione del fatto che mancano gli specialisti o anche gli specializzandi in Pediatria. Di fatto non ci sono figure sufficienti a coprire tutti gli oltre 900 pediatri della Regione e lo studio non può essere lasciato ad un medico generico perché, appunto, serve lo specialista.Il prossimo autunno almeno sul fronte della Medicina generale si dovrebbe riuscire a coprire quelle che nel settore vengono chiamate "zone carenti": quartieri, cittadine di provincia, dove non c'è più il medico perché è andato in pensione. E lo si potrà fare grazie all'ultima fuoriuscita di professionisti che hanno concluso il corso. Ma c'è un altro problema: molti di quei partecipanti sono medici di pronto soccorso che hanno deciso di lasciare il lavoro da dipendenti e impegnarsi sul territorio. Se non fosse per una semplice analisi matematica, è tacito che togliere da una parte per riempire una "lacuna" crea comunque un vuoto. Anche l'annunciato ricorso agli specializzandi degli ultimi anni a cui poter permettere di ottenere il "numero regionale", ovvero una quota di mutuati, potrebbe non essere sufficiente. Servono i medici, ma serve anche il tempo per formarli: due aspetti per due velocità diverse. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero