A un mese dal primo round delle comunali romane (che sembrano destinate ad essere risolte dal ballottagio del 19 giugno) la fotografia effettuata dai sondaggi è ancora...
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TRE PALETTI
Seconda certezza: al momento per la scelta del secondo candidato al ballottaggio (dando per scontato che il consenso ai 5Stelle si trasformi tutto in voti veri) l'incertezza è totale. I tre concorrenti principali, Roberto Giachetti, Alfio Marchini e Giorgia Meloni, viaggiano grosso modo intorno a quota 20%. Con alcuni sondaggisti che danno in lieve vantaggio o svantaggio (0,5%) l'uno o l'altro. «Ma si tratta di differenze statisticamente non rilevanti perché ogni sondaggio presenta piccoli margini di errore», spiega Carlo Buttaroni di Tecné. Per ora però, e su questo concordano i sondaggi Ipr e Tecné preparati per la trasmissione Porta a Porta, Marchini ha superato il primo scoglio perché quella fetta di elettorato romano fedele agli imput di Silvio Berlusconi pare essersi spostato da Guido Bertolaso, ritiratosi su decisione di Forza Italia, al candidato civico. «Tuttavia - precisa Buttaroni - è tutto in movimento perché ogni giorno si registrano spostamenti di faglie di elettori che non apprezzano singole mosse dei candidati o si raccordano con essi mano a mano che emergono i candidati delle liste».
Ma secondo Noto è davvero presto per tirare qualsiasi tipo di somma. «La verità - spiega - è che Roma per ora le elezioni non le sente». Una tesi confermata dalla terza certezza: in questo momento solo un romano su due ha già deciso per chi votare mentre il 50% - tutti i sondaggi concordano grosso modo su questa soglia - è ancora indeciso o ha semplicemente già optato per l'astensione. «Le cifre di queste ore andrebbero attribuite alla parte di città mobilitata, a coloro che in qualche modo sono ancora interessati alla politica o che odiano la politica come i grillini. Ma il grosso dei romani non si è proprio posto il problema di chi governerà Roma. Anche perché stavolta rispondere a questa domanda è veramente molto difficile», spiega Alessandro Amadori dell'Istituto Piepoli.
Sono possibili sorprese, dunque? «Non c'è dubbio - è la tesi di Buttaroni - Questa volta è come se le elezioni si svolgessero nel vuoto perché i canali di consenso tradizionali sia del centro-sinitra che del centro-destra è come se non fossero sul terreno. Dunque i candidati devono ancora prendere le misure della competizione e la stessa città profonda per ora non ha ricevuto vere sollecitazioni».
Sulla stessa lunghezza d'onda si ritrova Amadori: «A Roma c'è una forte ma generica voglia di cambiamento ma anche molta prudenza perché la gran parte dei romani si rende conto che la città è in condizioni critiche - spiega il sondaggista - Quindi è possibile che alle comunali accada come alle politiche in Francia: grande successo della protesta di Le Pen al primo turno e poi flop totale della protesta al secondo turno. Molto dipenderà dalla campagna elettorale».
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Il Messaggero