Roma, così i figli dei boss si sono presi le nuove piazze di spaccio

ROMA – A Villalba, un quartiere tra Roma e Guidonia, lo chiamavano il fortino del calabrese: una vera, seppur piccola, piazza di spaccio nascosta in un appartamento protetto...

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ROMA – A Villalba, un quartiere tra Roma e Guidonia, lo chiamavano il fortino del calabrese: una vera, seppur piccola, piazza di spaccio nascosta in un appartamento protetto da telecamere e circondato da stradine a senso unico alternato con “cavalli” e vedette piazzate agli angoli. Gli acquirenti arrivavano a tutte le ore del giorno, parcheggiavano, citofonavano ed ecco che veniva consegnata loro la dose. In una sola mezza giornata questa piazza domestica faceva fruttare non meno di 2.050 euro. Tanti sono stati i soldi recuperati dagli agenti di polizia della Squadra Mobile che dopo un appostamento hanno fatto irruzione sequestrando droga, armi, denaro e recuperando parte dello stupefacente nelle fogne perché se nelle piazze a cielo aperto la droga viene gettata nei cassonetti o nei bracieri in quelle chiuse viene scaricata nei wc. Una nuova realtà che va ad aggiungersi alle piazze tradizionali che non passano mai di moda ma che, al contrario, si moltiplicano. Come nel caso di Santa Palomba, quartiere a sud di Roma. Qui i carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci insieme ai militari della compagnia di Pomezia hanno arrestato a gennaio 20 persone che «in un comprensorio chiuso, circondato da fossi con un sistema di vedette - spiega il capitano Marcello Pezzi, comandante della compagnia dei carabinieri di Pomezia - avevano allestito due piazze di spaccio perfettamente equilibrate». A “servire” la droga ad entrambi gli schieramenti era Fabiola Moretti, l’ex primula rossa della Banda della Magliana. Ci sono voluti dei mesi per chiudere il cerchio e smantellare una nuova piazza che per logica, distribuzione dei ruoli, canali di approvvigionamento ricalcava il modello delle consolidate piazze di San Basilio e Tor Bella Monaca. 


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Il Messaggero