Venerdì scorso, quando ha spinto una donna sotto un treno della metro B, Igor Trotta era appena uscito dal centro di igiene mentale dell'ospedale Sant'Eugenio, dove...
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L'INTERROGATORIO
Trotta resta quindi nel carcere di Rebibbia. Di fronte al gip, ha confermato il racconto già fatto agli agenti della Squadra Mobile che lo hanno arrestato poche ore dopo l'aggressione. «Non conoscevo quella donna. L'ho fatto perché le voci che sentivo mi dicevano che dovevo spingerla, voci di emissari mandati da Dio. Loro hanno deciso». L'arrestato ha citato anche il «Vaticano e il terzo segreto di Fatima». Ha detto di aver cercato di contattare il Papa e che il suo gesto era un tentativo di «purificarsi, per sconfiggere un Dio cattivo». Una giustificazione delirante che ha spinto il pm Pioletti a formalizzare la richiesta di perizia psichiatrica. «Siamo in presenza di una tragedia - ha detto l'avvocato di Trotta, Maurizio Scuderi - una tragedia in cui ci sono solo vittime».
L'ARRESTO
I fatti risalgono a venerdì scorso. Sono le 13 quando Trotta, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, spinge Micaela sotto al treno. Gli investigatori lo identificano grazie all'abbonamento elettronico della metropolitana - i dati degli intestatari sono nei database della motorizzazione - e grazie al giaccone rosso che indossa, che si vede nettamente nei fotogrammi finiti agli atti dell'inchiesta. La vittima viene invece portata all'ospedale San Camillo in codice rosso. I dottori le devono amputare un braccio, ha il bacino fratturato ed emorragie interne. Per la Procura, l'indagato ha agito mosso da una «volontà omicida» netta: voleva uccidere, sottolinea il magistrato nel decreto di fermo.
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Il Messaggero