Roma e quel diritto alla mobilità calpestato

Roma e quel diritto alla mobilità calpestato
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Quel momento in cui 

fai i biglietti per Roma 
e dopo 2 secondi scopri 
che lo stesso giorno arriva Trump
@TaniuzzaCalabra

Non ci sono solo gli scioperi dei trasporti. Le assemblee dei vigili. I vigili malati. Gli autisti Atac malati. Gli autisti della Roma Tpl che si astengono dal lavoro per protesta contro il mancato pagamento degli stipendi. Gli autobus guasti. Le strade chiuse per buche. I limiti di velocità a 30 Km/h sempre per colpa dei crateri. Le strade allagate. Quelle chiuse per caduta di alberi. I cortei, i sit-in, i flashmob, le processioni. No, a Roma non c’è solo questo, ci mancherebbe. Roma è molto altro. E’ anche Donald Trump, che sbarca in città con un esercito al seguito, ci resta per meno di 24 ore e contribuisce in maniera determinante a rendere la Capitale un inferno.

Cinque zone rosse, divieti di circolazione per auto e pedoni, i vigili che si preoccuperanno in primis del passaggio di un corteo lungo quanto una consolare, i romani che staranno a guardare, dalle macchine o dietro le transenne, ancora una volta impotenti. E’ vero, Roma è Roma, con i ministeri, le sedi istituzionali, e tutto ciò che determina l’alta concentrazione di eventi e situazioni definite “sensibili” e a rischio. Ma Roma sono anche i romani che, ogni giorno, devono cercare di sopravvivere al caos.

Ci si può anche abituare, è vero, tentare di coltivare la virtù della pazienza, ma certamente non ci si potrà mai rassegnare in alcun modo a subire quei disagi causati, il più delle volte, dalla sciatta e atavica disattenzione di chi amministra questa città (e di chi vigila sull’ordine pubblico) verso il diritto inalienabile dei suoi cittadini alla mobilità.

marco.pasqua@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero