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Gli ospedali hanno avuto appena il tempo necessario per riorganizzare la rete ospedaliera e riattivare i letti Covid della seconda ondata della pandemia. Perché già da ieri il Lazio è sopra la soglia d’allerta con il 34% dei posti occupati da pazienti contagiati. Con le prime ambulanze ferme nei piazzali degli ospedali e i pazienti in attesa di un posto letto. «Lo stop è stato di un paio d’ore», ha confermato l’assessorato alla Sanità che ha precisato: «La situazione è sotto controllo».
Ma l’allerta è altissima. Tra ottobre e novembre infatti, proprio per l’assenza di posti letto e gli ospedali al collasso i pazienti sono stati visitati sulle ambulanze rimaste bloccate per ore nei piazzali.
I BLOCCHI
Secondo quanto registrato ieri, i mezzi di soccorso sono rimasti bloccati all’ospedale Sant’Eugenio, al Sant’Andrea, all’ospedale dei Castelli, al policlinico Tor Vergata e al San Giovanni.
Nello specifico: al Sandro Pertini erano cinque le ambulanze ferme, al Sant’Andrea dieci, di cui due ferme da ieri. Negli altri casi, il blocco è durato un paio di ore e riguarda tre mezzi di soccorso. Primi blocchi anche in provincia: a Latina in mattinata erano 12 i mezzi fermi perché i ricoveri procedevano a rilento.
Un allarme scattato nelle ultime 48 ore. Ancora sabato, il pronto soccorso Casilino -non attrezzato per i posti Covid- aveva proceduto con trasferimenti e ricoveri dei malati contagiati che aveva in registrazione a ritmo regolare e senza attese. Lo stesso, l’ospedale Grassi di Ostia che ancora domenica aveva margine e letti a disposizione.
«C’è un aumento della pressione fisiologico visto l’aumento dei ricoveri» hanno spiegato ancora dall’assessorato alla Sanità. Nelle ultime due settimane nella Regione, i casi di nuovi malati hanno continuato a crescere. Ecco perché dalla Pisana era stata inoltrata - già lo scorso 13 marzo- la direttiva a tutti gli ospedali regionali di riattivare i posti Covid per rafforzare la rete ospedaliera.
Da sabato perciò i letti per i ricoveri sono passati da 2.574 a 4.325. Mentre le terapie intensive, da 369 a 472. «In presenza di una costante crescita dei nuovi positivi, sarà necessario realizzare la configurazione di posti letto dello scenario rischio 4» aveva scritto nel documento Giuseppe Spiga, dirigente regionale dell’area ospedaliera e specialistica.
Anche in quel caso, a far scattare l’allerta erano stati i numeri in aumento progressivo che si sono registrati nelle prime due settimane del mese di marzo con l’incognita delle varianti. Un aumento non solo dei nuovi contagiati. Ma anche dagli accessi dei pronto soccorso che si sono attestati, nelle ultime due settimane, tra i 400 e i 600 al giorno. Si tratta di pazienti registrati in attesa di visita, di ricovero o di trasferimento.
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Il Messaggero