La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha conferito questa mattina in Campidoglio la cittadinanza onoraria al magistrato Antonino Di Matteo. «Il Comune di Roma oggi ti annovera...
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«Sento il bisogno di ringraziare tutti voi, sindaco e consiglio comunale, ma anche tutte le autorità presenti e tutti coloro che impegnano la loro persona nel contrasto alla criminalità - ha detto Di Matteo -. Voglio esprimere gratitudine anche a tutti i cittadini e che in tutte le città non abbassano la testa davanti alla mafia. Non mi sento il destinatario esclusivo di questo riconoscimento e lo dedico a chi, con sacrificio personale, si dedica alla lotta alla criminalità organizzata ogni giorno».
Il magistrato è giunto a Palazzo senatorio alle 10.20, accolto dalla sindaca all'ingresso Sisto IV si è poi recato insieme a Raggi al balconcino con vista sui Fori imperiali, dove entrambi si sono affacciati, per poi spostarsi in Aula Giulio Cesare dove Di Matteo è stato accolto da un lungo applauso «È un onore averla qui, in questa aula che ha votato circa un mese fa, all'unanimità la mozione per conferirle la cittadinanza onoraria - ha detto il presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito - Il suo è un esempio che deve farci riflettere tutti».
Noto per avere indagato dal 1999 in poi, in qualità di pubblico ministero di Palermo, sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, nel corso della sua carriera Di Matteo si è spesso occupato dei rapporti tra Cosa nostra ed alti esponenti delle istituzioni fino ad essere sottoposto a speciali misure di sicurezza nel 2013, a seguito della minaccia di morte da parte del boss Totò Riina emersa da un'intercettazione telefonica.
Nell'ambito delle indagini note come trattativa Stato-Mafia, da un'intercettazione telefonica tra l'ex senatore e ministro, Nicola Mancino, indagato, e l'allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, Di Matteo nel corso di un'intervista ammise indirettamente l'esistenza delle registrazioni, affermando che queste non fossero di alcuna utilità processuale. «Il dottor Di Matteo - ha spiegato Raggi - ha aperto tutte le segrete che a lungo sono rimaste chiuse perché i cittadini non dovevano sapere. Bersagliato da più parti anche dalle istituzioni che è chiamato a difendere non ha mai arretrato di un passo e ha continuato dritto per la sua strada convinto che c'è un valore, quello della giustizia, che non può essere subordinato a nulla, neanche alle stesse ragioni di Stato».
In Aula Giulio Cesare sono stati presenti anche il vicesindaco di Roma Luca Bergamo, alcuni assessori quali Pinuccia Montanari, Massimo Colomban, e diversi consiglieri capitolini di maggioranza tra cui il capogruppo Paolo Ferrara nonché il questore di Roma Guido Marino.
Il Messaggero