Rifiuti in bella vista. O meglio, belvedere con affaccio sulla discarica. Non è certo una passeggiata plastic free quella che offrono i dintorni del Colosseo, lui monumento...
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ROVINE TRA I RIFIUTI
Basta osservare tutto il complesso delle pendici del Colle Oppio, tra Largo Agnesi, via Nicola Salvi e via dei Fori Imperiali, per avere un impatto immediato con la sciatteria. Murature e pilastri monumentali della cosiddetta Porticus, la struttura porticata che circondava duemila anni fa il Colosseo, sono uno spettacolo impietoso. Le aiuole languono nell’assenza di decoro, l’erba è alta, il fogliame è secco, lungo i resti archeologici si annida spazzatura di ogni tipo. Bottiglie di birra, lattine, plasticacce, il palo di un cartello appare divelto e lasciato a terra accanto a frammenti di cemento. Uno scenario desolante di cartacce, bicchieri abbandonati tra i cespugli, cartoni. Sparse tra le foglie si trovano anche mascherine, come segni dell’epoca coronavirus. In piena terrazza panoramica spuntano una cassetta di legno, buste, avanti di cibo, che sembrano lasciati qui a marcire da giorni, da settimane. E sì che a pochi metri si staglia la facciata Nord del Colosseo, quella perfetta e integra, a regalare un picco di vertigine. Scenario agognato da registi e pubblicitari di tutto il mondo. Come a dire, una grande bellezza, corteggiata da una bruttezza infinita.
L’INGORGO DEL SUK
«Che peccato, uno viene qui a vedere il Colosseo e poi trovi tutto questo intorno», commenta un fotografo di scena, originario di Milano e residente a Roma. Sono tornati anche gli ambulanti. Il suk è allestito tra la terrazza di largo Agnesi, proprio sopra la fermata della metropolitana, e la scalinata che scende sui Fori Imperiali. Tappeti a terra e merce esposta, il mercatino va in scena sui gradini: si vende cappelli, selfie stick, powerbank, caricabatterie, ma anche souvenir paccottiglia. Una piccola legione di ambulanti presidia le scale. Creano un piccolo ingorgo. Chi passa deve eseguire una chicane forzata. Nessuno indossa la mascherina anti-Covid, qualcuno ce l’ha, ma è abbassata sotto al mento. Qualche metro più su, viale del Colle Oppio offre uno scenario campagnolo. I prati sono rivestiti di erba alta, infestante. Intorno alle murature delle Terme di Traiano e soprattutto intorno al cantiere del “Criptoportico”, in consegna alla Sovrintendenza capitolina, complesso sotterraneo tra i più straordinari di Roma (la galleria che sosteneva le soprastanti Terme e che nell’estate del 2011 svelò un monumentale mosaico parietale). Che appare fermo. E si aspetta da tempo la sua apertura, anche perché la delibera sulle “tariffe” approvata dalla giunta Raggi annunciava i nuovi biglietti per la visita alla galleria del Colle Oppio (10 euro). Via Cesare Ceradini riserva uno spettacolo ameno. Più campagna che parco urbano. Decoro, questo sconosciuto. Le strisce gialle di Roma Capitale languono a terra abbandonate: un tempo transennavano un quadrilatero tra alberi e pali, racchiudendo un’area di rami pericolanti. Spuntano vecchie recinzioni di cantiere, da viale Eulero (tutto fiori, cartacce e carcasse di piccioni) e viale della Domus Aurea.
L’AREA ARCHEOLOGICA
Nel Ludus Magnus, la caserma dei Gladiatori del Colosseo, area archeologica comunale, si beve e si lancia la bottiglia di vetro.
Il Messaggero