Roma, l'attico segreto a 50 metri di altezza che svela la vera storia del Colosseo

Scoperte le tracce di ampliamento del monumento volute dall'imperatore Tito

Roma, l'attico segreto a 50 metri di altezza che svela la vera storia del Colosseo
La storia del Colosseo continua a riaffiorare dalle pieghe delle sue pietre. Con quelle tracce che rimandano all'imperatore Tito che avrebbe ampliato il progetto iniziale di...

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La storia del Colosseo continua a riaffiorare dalle pieghe delle sue pietre. Con quelle tracce che rimandano all'imperatore Tito che avrebbe ampliato il progetto iniziale di Vespasiano. E con il mistero di una semicolonna in travertino con la figura di Priapo, divinità della fertilità, impreziosita da tracce di colore rosso, ritrovata incastonata sotto l'Attico, a quaranta metri d'altezza. Dettagli che vengono restituiti dalla parte più elevata della controfacciata sul lato Nord, le murature titaniche rivolte verso l'arena. Protagonista è la sequenza di blocchi di travertino e laterizi compresa tra i 30 e 50 metri di altezza, che corre per duecento metri lineari. Dal terzo livello al sesto livello dell'Attico.

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Per raggiungerla in quota bisogna volare su due montacarichi vertiginosi che raggiungono l'imponente cantiere di restauro e di ricerca (sostenuto con circa 3 milioni). Una griglia di ponteggi ciclopici su cui lavora l'équipe del parco archeologico del Colosseo, specialisti di varie discipline che operano fianco a fianco. Archeologi, restauratori, architetti, biologi, chimici. È qui che i nuovi dati archeologici stanno facendo battere il cuore dei ricercatori capitanati dalla direttrice Alfonsina Russo. Il restauro e la pulizia hanno permesso di riportare alla luce le prove che rimandano ad una fase di rifacimento del Colosseo, tra il terzo e il quarto ordine. Segni nitidi di scavo dati con lo scalpello sulla muratura per creare l'appoggio della volta. Non solo, ma è riaffiorato anche il pavimento del nuovo piano.
In sostanza, l'ipotesi è che Vespasiano avesse immaginato un Colosseo più ridimensionato, e che il suo successore Tito, che lo inaugurò nell'80 d.C. lo volle ampliare. «È possibile parlare di un cambio di progetto - spiega Federica Rinaldi, archeologa responsabile del Colosseo - Da quello che era il progetto di impianto iniziale attribuibile a Vespasiano, a quello dei suoi successori. Tito, nello specifico, che ha inaugurato il Colosseo, ha modificato l'impianto iniziale decidendo di sopraelevare quella che era la quota iniziale di frequentazione del Colosseo».


Di fatto, Tito ha aumentato così gli spazi per il pubblico, arrivando ai famosi 50mila posti. «Si vede - precisa l'archeologo Dario Rose - il taglio e l'asporto di alcune parti dal blocco di calcare in opera quadrata, relativo al primo impianto, per ricavare spazio e appoggiare il sistema di volte in tufo». Il panorama dell'Attico appena restaurato, liberato dai ponteggi, è uno spettacolo: «Emergono ora nitidi elementi di riuso, provenienti da altri edifici, utilizzati per restaurare il Colosseo dopo l'incendio del 217 d.C. sotto l'imperatore Macrino», evidenzia l'architetto Barbara Nazzaro. Già, l'incendio del 217.


LA SCULTURA


A questa data risalirebbe la storia del rilievo con Priapo su una semicolonna, posizionato sulla parte alta della controfacciata. Un reperto su cui si indaga, dopo gli importanti studi iniziali dell'archeologa Cinzia Conti. «È stato inserito in età severiana, come elemento di riuso, dopo l'incendio», spiega Alfonsina Russo. In una mano tiene una roncola, nell'altra una cornucopia, e regge anche un vassoio di frutta che rimanda alla fertilità. I capelli sono a grappoli d'uva e conserva tracce di colore rosso. «Non veniva da lontano, forse da un monumento vicino all'area del Colosseo, ed è precedente al 217», riflette la Russo. Ancora colori sul travertino, altra sorpresa: «La pulitura dei blocchi in travertino della controfacciata - racconta la restauratrice Angelica Pujia - ci ha permesso di identificare un colore rosso che era utilizzato dai tecnici per verificare la perfetta regolarità della superficie dei blocchi». Per il Colosseo, insomma, solo blocchi perfetti. E a cinquanta metri d'altezza, la storia del Colosseo davvero rivive: «Siamo sull'ultimo livello dove operavano i marinai della flotta di Capo Miseno per attrezzare il monumento con il grande velario nei giorni di grande calura», indica Alfonsina Russo. Si vedono ancora oggi i fori per i piloni di legno su cui venivano agganciati i lembi del velario. Un viaggio nel tempo. Che il pubblico potrà fare nel 2023. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero