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Giovani gay adescati sui siti di incontri online e poi sequestrati, rapinati, picchiati, umiliati e scherniti con frasi omofobe e sputi. «Se non ci dai i soldi, diciamo a tutti che sei omosessuale e mettiamo su Internet le foto che ci siamo scambiati». Ma adesso la persecuzione è finita.
Chat gay con trappola
Tre ragazzi di 20 anni di origine romena, residenti a Perugia, sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo con le accuse di rapina ed estorsione, al termine di una complessa azione investigativa. Il giudice ha disposto per loro la detenzione ai domiciliari. Almeno undici le vittime, tutte irretite e vessate nelle ultime settimane: erano finite nella trappola tramite una chat di incontri Lgbt, sulla quale la banda agiva con falsi profili social.
LE SEGNALAZIONI
Tra febbraio e l’inizio di marzo il Gay Help Line (numero verde 800713713) contro l’omobistransfobia, attivo con il supporto di Unar - Ministero delle Pari Opportunità, Regione Lazio, Comune di Roma e Chiesa Valdese, aveva raccolto le segnalazioni di 8 ragazzi gay, che avevano raccontato di aver subito rapine, minacce e insulti durante gli incontri avvenuti a Roma e provincia.
IL DISAGIO
L’azione violenta verso l’orientamento sessuale, infatti, crea nelle vittime un forte trauma e una condizione di paura che scoraggia e ostacola la denuncia, determinando una sottostima (under-reporting) degli atti d’odio omotransfobico commessi nel nostro Paese. «Il lavoro di solidarietà e mediazione con le vittime è fondamentale per fermare le azioni violente che espongono al pericolo moltissimi ragazzi - ha detto l’avvocato Alessandro Cataldi, responsabile dell’area legale della Gay Help Line 800713713 -. Nei casi che abbiamo seguito, il disegno criminoso colpisce ragazzi gay, meschinamente tratti in inganno attraverso l’espediente dell’appuntamento, per approfittare poi della difficoltà che avrebbe incontrato la vittima nel combattere il senso di colpa e chiedere giustizia. Pertanto, ringraziamo sinceramente tutte le vittime che nell’ultimo mese hanno facilitato la ricostruzione dei fatti, mostrandosi disponibili a condividere un’esperienza dolorosa con l’intento di supportarsi vicendevolmente».
I volontari dell’associazione sono convinti che le vittime accertate siano molte meno di quelle effettive. «Faccio appello a tutti coloro che sono rimasti in silenzio - conclude l’avvocato - chiedete sostegno anche attraverso il servizio della Gay Help Line 800 713 713. Noi vi accompagneremo nel percorso verso la denuncia».
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Il Messaggero