Roma, via al piano alloggi: Raggi parte da 6 caserme

Sei caserme già nella disponibilità del Campidoglio, da tre anni, in attesa di trovare un'adeguata sistemazione. Mentre Virginia Raggi è in cerca di spazi...

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Sei caserme già nella disponibilità del Campidoglio, da tre anni, in attesa di trovare un'adeguata sistemazione. Mentre Virginia Raggi è in cerca di spazi per dare casa a chi è da un decennio in lista d'attesa per l'edilizia residenziale pubblica, una prima soluzione potrebbe essere già pronta e a disposizione. Potrebbe, appunto, perché il protocollo d'intesa siglato ad agosto del 2014 dall'amministrazione di Ignazio Marino con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, per la dismissione e valorizzazione di sei ex caserme inutilizzate, non è stato mai attuato dal Comune, ed ora è in attesa di essere rinnovato.


LA LISTA
L'elenco comprende il Forte Boccea, le caserme Ulivelli (Trionfale), Ruffo (Tiburtina) e Donato (Trullo), lo stabilimento trasmissioni di viale Angelico e la direzione Magazzini del commissariato di via del Porto Fluviale. Un pacchetto di beni immobili, del valore complessivo stimato in circa 200 milioni di euro, che già all'epoca della giunta di Gianni Alemanno era stato al centro di un tentativo di valorizzazione, non andato a buon fine. E che continua a essere inutilizzato, per la mancanza di un piano efficace di riconversione delle strutture ex militari.

I RITARDI
L'intesa con Palazzo Senatorio era nata dall'intenzione, da parte del ministro Pinotti, di avviare la cessione delle caserme non più idonee alle Forze armate professionali, per essere messe a disposizione delle comunità locali. Il ministero della Difesa aveva però chiesto al Campidoglio tempi certi per la trasformazione, e la giunta Marino si era impegnata a presentare le linee guida del progetto entro 100 giorni. Ma da allora, nonostante due rinnovi del protocollo (che aveva validità annuale) e l'arrivo di una nuova amministrazione, nulla si è mosso. Peraltro, la riconversione di questi immobili era inizialmente legata a progetti di sviluppo dei quartieri interessati. Le prime ipotesi ventilate dal Campidoglio, tre anni fa, prevedevano per esempio due nuovi sedi, quella del XIV municipio e quella della Protezione Civile nazionale, nell'ex caserma Ulivelli. Per il Forte Boccea si pensava invece all'apertura di un nuovo parco urbano. A Prati, nell'area dello stabilimento trasmissioni, l'idea era di realizzare un polo museale, legato ai vicini Musei Vaticani e alberghi, mentre nella caserma Donato, al Trullo, si pensava a destinare spazi ai laboratori per gli artigiani. Solo per il Porto Fluviale c'era fra le ipotesi in ballo un progetto di recupero, con l'ok della Regione, con la successiva realizzazione di alloggi sociali.

LE PROSPETTIVE

Un quadro che, a questo punto, andrebbe radicalmente modificato. Il primo a virare verso l'utilizzo di questi spazi per l'emergenza alloggiativa è stato l'ex assessore all'urbanistica della giunta pentastellata, Paolo Berdini. Ora potrebbe toccare al suo successore Luca Montuori completare l'opera, superando le prevedibili riserve dei Municipi (e dei residenti) delle zone interessate. «Utilizzare le caserme per i rifugiati è una follia - sottolinea Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in assemblea capitolina - Lo sviluppo di quei siti è utile a portare servizi ai quartieri, non certo ulteriore emergenza sociale».
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Il Messaggero