Roma, Gualtieri e il caos nel Pd: candidatura “congelata”

Roma, Gualtieri e il caos nel Pd: candidatura “congelata”
Il caos nel Pd, con le dimissioni (irrevocabili?) di Nicola Zingaretti da segretario, ha un primo effetto su Roma: “congelare”, almeno per qualche giorno, la...

Continua a leggere con la nostra Promo Flash:

X
Scade il 29/05
ANNUALE
11,99 €
79,99€
Per 1 anno
SCEGLI
MENSILE
1,00 €
6,99€
Per 6 mesi
SCEGLI
2 ANNI
29 €
159,98€
Per 2 anno
SCEGLI

VANTAGGI INCLUSI

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Il caos nel Pd, con le dimissioni (irrevocabili?) di Nicola Zingaretti da segretario, ha un primo effetto su Roma: “congelare”, almeno per qualche giorno, la candidatura di Roberto Gualtieri. Il perché lo spiegano alcuni esponenti dem: «Prima di sciogliere le riserve, vuole capire che quadro politico si presenta davanti». E non solo sul fronte delle alleanze esterne. Lì, ad esempio, la faccenda con M5S per il Pd si complica un po’. Il patto sulla Regione, con l’entrata in giunta di Roberta Lombardi e (forse) di Valentina Corrado sta andando avanti, pur nell’incertezza di chi – all’interno dei pentastellati – abbia il potere di “chiamare” il voto su Rousseau, passaggio obbligatorio per dare vita all’accordo. 

Il terremoto Pd/La ritirata del Capo e la sconfitta del riformismo


LE COMUNALI
Ma su Roma, dove già – vista la conferma della candidatura Raggi – la strada per un’alleanza Pd-M5S era piuttosto in salita, senza Zingaretti segretario l’affare si complica ulteriormente. E Gualtieri, che comunque sta studiando il “dossier Roma”, preparandosi anche a stilare un suo programma, prima di ufficializzare il suo sì vuole capire a che tipo di scenario va incontro. Anche all’interno del partito, dove in molti si stanno adoperando perché il congresso per l’elezione del nuovo segretario slitti a dopo l’appuntamento delle amministrative, per evitare che la corsa verso il voto di autunno diventi una sorta di “Vietnam” difficile da governare.
E quindi Gualtieri, che pure l’altro giorno (ma prima dello tsunami Zingaretti...) aveva detto al segretario romano (Casu) e a quello regionale (Astorre) di essere vicino a sciogliere le riserve, ora si è preso altro tempo. Sicuramente fino a dopo l’Assemblea del 13 e 14 marzo, ammesso che le nubi dentro ai dem si siano del tutto sciolte. Ultimo, ma non ultimo, la voce (smentita anche ieri dal diretto interessato) di una discesa in campo dello stesso Zingaretti: ipotesi remota, molto remota, anche se qualcuno nel Pd continua a pensarci.


GLI ALTRI CANDIDATI


E il centrodestra? Al momento, la situazione è questa. Giorgia Meloni, leader di FdI, è irremovibile: per lei il candidato è Andrea Abodi, presidente del Credito sportivo. Le resistenze arrivano soprattutto da Forza Italia, dove in molti – nonostante il “no” pronunciato l’altro giorno – continuano a spingere per Bertolaso. «Si è chiamato fuori dalla mischia per evitare il chiacchiericcio, ma il nome migliore resta il suo», ragionano gli azzurri. Anche Salvini si è espresso per Bertolaso, ma anche il leader leghista è alla finestra: se cambiano gli equilibri nel Pd, chissà che non ci siano sorprese. Del resto, il 10 (e 11) ottobre è lontano.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero