Roma, pestaggio al Qube: a giudizio i buttafuori

Roma, pestaggio al Qube: a giudizio i buttafuori
Rinchiuso per venti minuti in una toilette, e pure malmenato. E' finita davanti ai giudici la notte da incubo di un diciottenne scambiato per un ladro dalla sicurezza mentre...

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Rinchiuso per venti minuti in una toilette, e pure malmenato. E' finita davanti ai giudici la notte da incubo di un diciottenne scambiato per un ladro dalla sicurezza mentre ballava nel locale Qube con degli amici. Due buttafuori e il titolare del servizio di sicurezza (un'agenzia delegata dai proprietari) ora sono finiti a processo con l'accusa di sequestro di persona. Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Alberto Pioletti, il ragazzo sarebbe stato afferrato alle spalle e, una volta caduto a terra, sarebbe stato trascinato con forza all'interno della toilette dove lo avrebbero perquisito, senza avere alcuna autorizzazione, e picchiato con violenza da una quarta persona rimasta non identificata che si sarebbe presentata come un carabiniere, mentre i buttafuori restavano a vigilare all'esterno della porta.


LA STORIA
La vicenda risale all'inverno 2014, al Qube, era sparita una catenina d'oro. E i sospetti della vigilanza interna erano ricaduti sul diciottenne, Alessandro T. Il giovane, quindi, era stato segnalato ai buttafuori che lo avevano invitato a seguirlo in maniera sempre più sgarbata fino a uno dei bagni di servizio. Un luogo dove il ragazzo all'insaputa della direzione del disco club era stato trattenuto contro la sua volontà e poi malmenato da un quarto uomo di cui gli imputati non hanno mai rivelato l'identità. Il giovane poi sarebbe stato allontanato dalla discoteca solo dopo essere stato accompagnato nella stanza del direttore del locale al primo piano della discoteca «dove impedendogli di uscire veniva di nuovo trattenuto in attesa che l'uomo arrivasse». Della catenina d'oro però non sarebbe stata trovata traccia.

Alessandro, che ha riportato contusioni sulle braccia e sul viso, ha deciso di denunciare gli abusi subiti. Nel mirino degli investigatori, però, non sono mai finiti i gestori del locale, ritenuti dalla procura estranei all'aggressione. «Sono stato portato in bagno. All'inizio non capivo nemmeno perché - ha raccontato agli inquirenti la vittima - Chi mi ha trascinato fin lì poi è rimasto fuori e all'interno è entrata un'altra persona che senza mostrarmi un tesserino si è presentato come un carabiniere e mi ha riempito di pugni».
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Il Messaggero