Banda clonava carte credito e riciclava auto di lusso, nel mirino turisti: 16 arresti

È di circa un milione di euro il giro d'affari stimato per il gruppo criminale dedito alla clonazione di carte di credito sgominato dai Carabinieri del Comando...

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È di circa un milione di euro il giro d'affari stimato per il gruppo criminale dedito alla clonazione di carte di credito sgominato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma in collaborazione con Europol. I militari dell'arma hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Massimo Battistini, su richiesta della procura, nei confronti di 16 persone, 7 in carcere, 3 ai domiciliari e 6 sottoposti all'obbligo di firma, tra cui cittadini stranieri e italiani.

 


Gli indagati, molti dei quali romeni, sono accusati associazione per delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata alla clonazione di carte di credito; frode informatica, con impiego della carte «clonate» per effettuare acquisti di beni, servizi e ticket presso le sale giochi. Inoltre, nel corso delle indagini, durate due anni, è emerso che alcuni dei soggetti coinvolti era anche inserito in un giro di furti e ricettazione di automobili di lusso.

Le vetture, in prevalenza Bmw e Range Rover venivano rubate soprattutto nella zona nord della capitale per poi essere rivendute in Romania. Infine, una ulteriore attività illecita contestata, a vario titolo, agli indagati è quella relativa alla falsificazione e ricettazione di documenti. Il sodalizio criminale, pur avendo base a Roma, agiva anche in altri Irlanda, Inghilterra, Danimarca e Germania.

Le attività investigative, condotte dai Carabinieri della Stazione di Roma San Lorenzo in Lucina, dal mese di agosto 2014 al mese di aprile 2015, hanno avuto inizio a seguito dell'arresto di un cittadino romeno, sorpreso a disinstallare da un AT.M. del Centro Storico un dispositivo elettronico, denominato «skimmer-device», capace di leggere e memorizzare i dati delle carte di credito e una micro telecamera occultata, per rubare i relativi codici P.I.N.. Stando a quanto emerso dalle indagini, i componenti della banda, dopo aver acquisito illecitamente i codici delle carte provvedevano alla clonazione, trasferendo il codice su altra carta vergine.

Le carte «clonate» venivano poi illecitamente utilizzate, con documenti falsi, per acquisti di vario genere, per lo più capi di abbigliamento e materiale elettronico (telefonini, computer), successivamente rivenduti al fine di monetizzare il provento dell'illecita attività. In altre occasioni le carte clonate sono state utilizzate presso varie sale bingo, per acquistare ticket-gioco (normalmente da 500 Euro) che invece di essere utilizzati per effettuare le giocate, venivano cambiati in valuta contante presso le casse, riciclando così il provento della transazione.


Oltre a installare dispositivi in grado di registrare i codici delle carte di credito su alcuni bancomat, il gruppo si serviva anche della collaborazione di alcuni camerieri «infedeli». Questi ultimi, dietro pagamento, utilizzavano gli skimmer forniti dall'organizzazione per clonare le carte dei clienti di alcuni ristoranti del centro. In questo caso, le vittime erano soprattutto turisti, in prevalenza americani.
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Il Messaggero