Roma, a Montesacro persi 17mila voti: il crollo M5S preoccupa Raggi

Roma, a Montesacro persi 17mila voti: il crollo M5S preoccupa Raggi
Si contano i voti persi in due anni, tanti. Tantissimi. Troppi: 17 mila nel III municipio e 13 mila nell'VIII. Si ragiona anche su un altro aspetto: l'elettorato grillino...

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Si contano i voti persi in due anni, tanti. Tantissimi. Troppi: 17 mila nel III municipio e 13 mila nell'VIII. Si ragiona anche su un altro aspetto: l'elettorato grillino si è ristretto e rassegnato. Domenica è rimasto a casa: il candidato leghista Francesco Maria Bova ha preso cento preferenze in più rispetto al primo turno. E Caudo ha vinto riportando i suoi al voto, magari con il soccorso rosso di Potere al Popolo. A Palazzo Senatorio si fa di calcolo sul fatto che, ora che da domenica anche Montesacro è passata al centrosinistra dopo Garbatella, i territori non governati dal M5S iniziano a essere «abbastanza» da far scattare l'allarme. Quattro municipi su quindici, zone centrali e strategiche della Capitale. Con il rischio di un'opposizione stile spina nel fianco (o dolore intercostale) per il Campidoglio di Virginia Raggi. Giusto per ricapitolare 700mila abitanti su 2,8 milioni hanno un mini-sindaco di centrosinistra: un romano su quattro. Vicino all'analisi del voto e dei flussi elettorali, la sindaca prova a cercare una via d'uscita da dove ripartire. Già, ma da dove?


LE RIUNIONI
Sono due giorni che Raggi riunisce tutti - maggioranza e assessori - per cercare di mettere in campo azioni «concrete e tangibili» per dare un segnale ai territori che soffrono. Risposte più che altro sui servizi primari che fanno acqua da tutte le parti: rifiuti e cura del verde, manutenzione degli edifici scolastici e trasporti. E poi i lavori pubblici, le buche, immancabili.
L'assestamento di bilancio, che sta curando in questi giorni l'assessore Gianni Lemetti facendosi largo tra gli spazi di manovra e gli uffici che non sanno spendere, può e deve essere il punto da cui ripartire, per rialzare la testa, per tornare ad aprire cantieri e dire «fatto», per rispondere alle critiche con una serie di interventi già approvati e pronti presto a partire.
Sabato, in gran segreto o di sicuro senza squilli di tromba, Raggi ha incontrato i consiglieri di maggioranza per mettere a punto un cronoprogramma 2018-19.
La sindaca ha messo su un foglio, settore per settore, cosa si può fare di concreto e con una certa velocità in giro per la Capitale.

L'argomento è stato poi ripassato e sviscerato ieri pomeriggio durante una giunta fiume informale. Cioè una riunione con gli assessori senza delibere da approvare, ma solo sui temi da mettere a fuoco. L'assestamento di bilancio diventa così un'occasione, o forse uno scoglio a cui aggrapparsi, per dare una scossa. Per gettarsi alle spalle le notizie non proprio fantastiche di queste due ultime settimane: l'inchiesta sullo stadio, l'arresto di Luca Lanzalone, l'indagine ai danni del capogruppo Paolo Ferrara, il progetto Tor di Valle (unica vera opera da vendersi, nel bene o nel male all'esterno) che adesso sta scivolando su un binario morto.

IL TIMORE

In Comune, in questi giorni densi di attesa, il rischio «delle sabbie mobili» c'è ed è presente a molti. Anche perché la narrazione «contro» di questi ultimi due anni sta svanendo. Il contro gli altri colpiti dalle inchieste e il contro il governo nemico che ci boicotta sono argomenti ormai impraticabili. Tanto che la consueta battaglia sui social dei consiglieri in questi ultimi tempi ha preso un diverso andazzo strategico: stiamo facendo, stiamo intervenendo, stiamo lavorando. Sullo sfondo questo calo dei consensi che non aiuta, con la sindaca che prova a tornare tra la gente. Ecco perché oggi il via libera alla mozione anti via Almirante sortirà un effetto da balsamo sulle ferite.
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Il Messaggero